Padre Disma  C.P. “Principi pratici della SAPIENTIA CRUCIS secondo la dottrina diSan Paolo della Croce”

Ho ricevuto dai Padri Passionisti già vari anni fa il permesso di pubblicare questo libretto, che ritengo eccellente.

Sacerdote Tullio Rotondo

Padre Disma  C.P.  “Principi pratici della SAPIENTIA CRUCIS secondo la dottrina di
San Paolo della Croce”

QUARTA EDIZIONE

Novastampa di Verona – 1988

Presentazione

Lieto concedo la mia approvazione per la ristampa dell’o­puscolo «SAPIENTIA CRUCIS» secondo la dottrina di S. Paolo della Croce, opera «preziosa» che interpreta il pensie­ro ed il carisma del nostro santo Fondatore.

Molare, 6 aprile 1988.

Battista Ramponi, C.P. Prep. Provinciale

Il contenuto di questo opuscolo è fedelmente ricavato dall’EPISTOLARIO e dai PROCESSI canonici di S. Paolo della Croce, citando sempre il volume e la pagina.

Sigle: Lt = Lettera; Proc. = Processi

Per l’acquisto di questo opuscolo rivolgersi alla

Direzione

«Casa natale S. Paolo della Croce»
15075 OVADA (Alessandria)
Tel. (0143) 80100

San Paolo con Gesù che gli suggerisce le parole.

Esce la quarta edizione di questo umile opuscolo, già bene accolto e meditato da anime seriamente disposte a non impi­grire nella mediocrità.

È la «VOCE» di un insuperato mistico della CROCE che con semplicità, chiarezza e tanto fuoco, ci presenta la via pratica della sequela di Cristo Crocifisso. Dottrina sublime che PAO­LO DELLA CROCE — ricco di particolari carismi — rese preziosa da personale esperienza per una incondizionata partecipazione al mistero pasquale, unica ragione di tutta la sua vita.

Paolo VI ha detto che questa dottrina offre «uno dei rime­di più efficaci al mondo frivolo e dissoluto e restaura la pietà… Ai tempi nostri, le solite e blande medicine non basta­no e la guarigione desiderata è possibile solo ricorrendo a una virtù straordinariamente efficace» (284-1967).

È la SAPIENZA della Croce!… L’unica che garantisca le purissime gioie della Risurrezione.

  1. DISMA C.P.

Ovada – Casa S. Paolo della Croce

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Lucca, Casa Giannini: Il Crocifisso di S. Gemma Galgani.

  1. Paolo della Croce fu un genio religioso…

Illuminato dall’Altissimo, predicò apertamente e dimostrò che la storia umana, come ogni altra esistenza, è un mistero d’amore e di dolore, il cui autentico paradigma sta nel CRISTO CROCIFISSO.

Giovanni Paolo II

Io povero peccatore Paolo…vi invito al Calvario.

Vorrei che restassimo tanto feriti dalla divina

carità, che ci venissero degli «accidenti»

d’amore e di dolore, per la passione

e morte del nostro Bène.

Ma per parlare dell’amore purissimo,

non so esprimermi se non usando paradossi,

secondo la mia ignoranza.

Cose grandi io vi dico! Ma non sono mie:

sono del Signore, sono di quello Spirito divino

che le ha insegnate ai suoi servi…

Lo Spirito Santo sia nella mia mente

con i suoi lumi divini,

nel mio cuore e nella mia penna,

perché quel fuoco divino che è venuto

ad accendere in terra il nostro dolcissimo Gesù,

bruci sempre i nostri cuori…

Oh, se intendeste ciò che Dio mi fa scrivere!

L’AMORE vi insegnerà tutto…

Quanto è dolce lo stare Crocifissi con Cristo!

(Lt. 1, 184 – 471 – 2, 462, 64, 67, 71, 73 – 3,359).

Così Paolo fu conquistato
dalla «Sapientia Crucis»

San Paolo abbracciato da Cristo.

Mi confidò il P. Paolo che sino dai primi anni che si diede totalmente al servizio di Dio, il Signore si compiacque di prepararlo a grandissime croci, con molti lumi e grazie singo­lari. Sovente con locuzioni interne gli diceva: «Ti mostrerò quanto dovrai soffrire per il mio nome» (Att. 9, 16). Nello stesso tempo gli faceva vedere una disciplina con i battenti d’oro nei qual c’era scritto: «AMOR», per dargli ad intendere che lo voleva flagellare con amore. Orando davanti al SS. Sacramento sentiva il suo spirito che se ne volava ad abbracciare Gesù e udiva dirsi: «Figlio, chi si accosta a me, si accosta alle spine…».

Una volta stando nel santuario della SS. Trinità a Gaeta, gli si fece vedere un Angelo che con una croce d’oro nelle mani gli andava avanti, invitandolo a seguirlo. Questa visione durò per un giorno intero. E mi sembra che fosse in questa occasione che il Signore gli disse: «Ti voglio fare un altro Giobbe» . Gli si accendeva nel cuore tale desiderio e brama di patire per Cristo che non sapeva spiegarsi che col termine di «grandissima fame».

Ebbe un interno sentimento che tutta la sua vita doveva essere un continuo olocausto. Per questo soleva dire: «Ogni mattina nella Messa mi sono offerto al Signore in totale olocausto». Sembrava che il Signore avesse voluto scherzare col suo servo per farlo diventare, come era di nome, anche di fatto un vero PAOLO DELLA CROCE… (Proc. 1, 28/193.

  1. GIOVANNI MARIA CIONI

Confessore del Santo

Cantico dell’Amore Crocifisso

Nella croce il santo amore

perfeziona l’alma amante,

quando fervida e costante

gli consacra tutto il cuore.

Oh, se io potessi dire

qual tesoro alto e divino

che il Dio Uno e Trino

ha riposto nel patire…

Ma perché è un grande arcano

all’amante sol scoperto,

io, che non sono esperto,

sol l’ammiro da lontano.

Fortunato è quel cuore,

che sta in CROCE abbandonato,

nella braccia dell’AMATO,

brucia sol di santo AMORE;

ancor più è avventurato

chi nel nudo suo patire,

senza ombra di gioire

sta in CROCE trasformato.

Oh felice chi patisce

senza attacco al suo patire,

ma sol vuol a sé morire,

per più amar chi lo ferisce.

Io ti do questa lezione

dalla CROCE di Gesù;

ma l’imparerai tu più

nella santa orazione. Amen. (Lt. 1, 301)

La continua memoria

della Passione di Gesù in viva fede

(Lt. 1, 443)

Desidero che viviate di fede,

abbandonati in Dio.

Non dubitate, Dio, insegnerà grandi cose

che eccederanno ogni intendimento umano. (Lt. 1, 437)

L’attenzione amorosa a Dio

in viva fede!

Chi pratica bene questo, fa un’orazione

che dura ventiquattro ore al giorno,

perché si avvezza a stare sempre alla presenza di Dio,

adorandolo in spirito e verità. (Lt. 1443)

Amate di camminare in fede: la vista amorosa di Dio in pura fede.

Oh, questa sì che è la via sicura! (Lt. 1, 135 – 161)

Vorrei che camminaste in fede;

questa è la vera via:

la fede oscura, guida sicura del santo amore!

oh, qual dolcezza, la sua certezza, mi reca al cuore.

Questo lo si può cantare nel cuore di Gesù,

quanto Dio vuole. (Lt. 1, 137 – 258)

Quanto mi piacciono quelle anime

che camminano in pura fede

con totale abbandono nelle mani di Dio,

sempre abbandonate nelle braccia sue,

con vista semplice, pura, umile ed amorosa,

portando sempre impressa nel cuore,

come sigillo d’amore,

la memoria delle pene del Salvatore. (Lt. 1, 144 – 549)

Riducete l’orazione in pura fede,

rigettando le visioni immaginative,

in cui bene spesso il demonio vi si frappone.

Infatti sono soggette ad infiniti inganni:

ciò che sarà di Dio, anche se si scaccia,

farà il suo effetto. (Lt. 1, 166 – 174)

Nell’orazione in fede

in quei riposi d’amore in Dio

e in quelle elevazioni che lasciano l’anima

umile, fervorosa amante del patire e della virtù,

piena di ardenti desideri

della gloria di Dio, di far grandi cose

per Lui e per la salute delle anime,

mai… vi può essere inganno! (Lt. 1, 202 – 246)

Appoggiatevi dunque alla fede!

La maggiore consolazione che io possa avere, in questa vita, si è di non sapere né potere

comprendere le meraviglie dei divini misteri che mi scopre la fede.

Me ne rallegro con Dio e gli dico che Egli non sarebbe il mio Dio

e quel bene infinito che è, se io vilissimo vermicciattolo potessi capire le sue meraviglie,

e mi rallegro che Egli solo le comprenda. Così… mi acquieto e sono molto contento di credere all’oscuro della santa FEDE, sebbene sia più chiara del sole. (Lt. 1, 199)

La lingua dell’amore è il cuore,

che brucia, si liquefà, si consuma, si incenerisce in olocausto al sommo Bene

e poi l’aura amorosa dello Spirito Santo

innalza questa povera cenere,

che si perde tutta nell’abisso della divinità.

Che perdita felice!

Fortunata l’anima che così si perde nell’infinito AMORE.

Tutto ciò si fa in pura FEDE e l’insegna Dio all’anima umile.

Il Signore ha deciso di abitare sulle nubi (1 Re 8, 12),

tiene il suo trono nella nebbia della fede,

però… questa sacra caliggine della fede

è illuminata da quei raggi risplendentissimi

della divinità, che la rendono

più luminosa del sole. (Lt. 1, 258 – 793)

Nella notte della fede,

gode l’alma quel Dio che crede sempre tutto in ogni luogo, si consuma in quel gran fuoco! Ivi brucia dolcemente,

stando in alto con la mente

e col cuore tutto umiliato,

si riposa nel suo amato. (Lt. 1, 485)

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Oh santissima fede,

non conosciuta da tutti!

Un poco di fede…

Volesse Iddio

che tutti conoscessero le verità della fede

come, per divina misericordia,

le conosco io, che mi pare d’averle;

per così dire… palpabili. (Proc. 3, 34 – 185 – 186)

Potessi andare dall’oriente all’occidente a scoprire a tutti

il grande tesoro che abbiamo dentro di noi! …

Oh quanto volentieri lo farei! (Proc. 1, 157)

Esperienze personali di Paolo

«Mi confidò il P. Paolo che fino dai principi che si diede alla vita spirituale, fu molto molestato da tentazioni contro la fede, a segno tale che ponevasi con la testa sopra una certa balaustra dell’altare, per non sapersi difendere — quasi — in altra maniera.

Finalmente un giorno, festa della Pentecoste, si sentì rapito in così alta e sublime contemplazione, che ad un tratto gli si dileguarono tali tentazioni, né mai più gli si affacciarono alla mente per molestarlo. Il Signore gli infuse nella mente tale illustrazione delle verità della fede che — come mi confidava — gli sarebbe bisognata una stanza di libri, per dichiarare ciò che egli intendeva e capiva di quelle verità. A volte gli sembrava che la fede si fosse cambiata in evidenza… e sembravagli pure che — esclusa la visione beatifica — maggior illustrazione non si potesse avere in questa vita mortale». (Proc. 1, 117)

  1. GIOVANNI M. CIONI, confessore del Santo

 

Meditate la Passione di Gesù

(Lt. 2, 619)

Nel colmo di qualche grave afflizione prendete in mano il CROCIFISSO, fatevi fare una predica da Lui … Che predica sentirete! (Lt. 3, 389)

Ascoltate ciò che vi predicano

le spine, i chiodi, le piaghe, il sangue divino: oh, che predica! che predica (Lt. 5, 167)

Fondate sempre la vostra meditazione sopra i misteri della PASSIONE di Gesù, non la lasciate mai:

attendetevi ogni giorno.

Lasciate che questo desiderio vi inzuppi, vi penetri sino le midolla delle ossa. Vedrete miracoli della misericordia di Dio. Gusterete quanto siano dolci i frutti di questo albero di vita: la CROCE. (Lt. 1, 443 – 2, 619 – 3, 100, 3, 359)

Perché … è il mezzo più efficace per convertire le anime più ostinate,

per distornare i flagelli di Dio, per sterminare i vizi, distruggere l’iniquità, piantare la vera pietà e incamminare le anime a grande santità. (Lt. 213 – 234 – 270)

Perché … è una ricchissima miniera di ogni virtù e di ogni bene. (Lt. 2, 224)

Perché … è il mezzo necessario

per confortare e fortificare lo spirito. (Lt. 2, 364)

Perché … è la via più sicura ed il mezzo più efficace per farsi santi (Lt. 1, 657 – 2, 368 – 4, 140); è la via regia (Lt. 3, 427).

Perché … è la SCUOLA DIVINA (Lt. 1, 549)

ove s’impara l’altissima scienza della santità (Lt. 2, 7),

quella santità che è la VERA SANTITÀ,

la più sicura e la più preziosa (Lt. 3, 639-703).

È qui che hanno imparato i santi (Lt. 1, 458).

In questa scuola divina potremo imparare:

– a essere umili di cuore,

– amanti del proprio disprezzo,

– amanti del patire,

– a essere dolci e mansueti – pieghevoli e obbedienti,

– a essere uomini di grande orazione.

Qui l’anima amante si abissa tutta

in quell’immenso mare d’infinita carità

che rinnova lo spirito e la rende vera delizia

dello Sposo celeste (Lt. 1, 7 – 4, 293).

In questa scuola …non c’è inganno! (Lt. 2, 501).

Chi se l’intende col CROCIFISSO

non piglia errore (Proc. 1, 16).

Perché … è un balsamo così prezioso e di tanta virtù che addolcisce ogni travaglio (Lt. 2, 837),

medica ogni pena (Lt. 1, 645). Tutte le cose vi saranno dolci. È miele, latte e fuoco per l’anima amante (Lt. 2, 280, 717). Si pacificherà presto il vostro cuore (Lt. 3, 389).

Perché … è la fonte per compatire Gesù (Lt. 1, 228 – 488).

Perché … è la porta che conduce all’intima unione con Dio,

alla più sublime contemplazione (Lt. 1, 582).

Il cuore vi fa ali di fuoco

per volare a Dio (Lt. 2, 366).

L’anima vi succhia

la dolcezza ineffabile del S. AMORE (Lt. 2, 364),

arrivando poi

a bere l’AMORE DIVINO a fiumi, a mari:

ma a mari …di fuoco! (Lt. 1, 468).

Un Dio flagellato!

Un Dio crocifisso .. un Dio morto!

Chi? … Per chi? … (Proc. 1, 161).

Ciò basta a tenerci in meditazione un’eternità … (Lt. 2, 459).

Un po’ di forza per tornare in campo aperto

e predicare il mio Gesù Crocifisso,

morto per noi peccatori sopra la Croce e così …

se fosse possibile,

attaccare il fuoco a tutto il mondo! (Proc. 4, 229)

Non perdete di vista la PASSIONE di Gesù, portate le pene dello Sposo divino come fascetto di mirra

sull’altare del vostro cuore (Lt. 3, 385): gusterete quanto siano dolci

i frutti di quest’albero di vita: la CROCE (Lt. 3, 100).

Vi prego quanto so e posso:

approfittatevi di quella scienza divina che Gesù

da maestro sovrano

vi insegna nella scuola della sua ss. PASSIONE (Lt. 1, 655).

In mezzo alle occupazioni è necessario

confortare e fortificare lo spirito

ai piedi del CROCIFISSO

nella meditazione delle sue santissime pene (Lt. 2, 364).

Meditando il CROCIFISSO

altro non possiamo congetturare

che il cammino che guida alla santità

è quello in cui il Signore ci concede di camminare,

come Egli ha camminato …

E prima di noi S. Bernardo esclamò:

«La Croce è la via della vita

la via della gloria,

la via del Regno eterno!» (Lt. 1, 704).

Una delle grandi grazie che Dio fa ad un’anima

è la frequente impressione della sua Passione in nuda fede.

L’anima in questa divina scuola

impara più col tacere che col parlare,

come avveniva in S. Maria Maddalena ai piedi di Gesù:

– ivi taceva

– amava

– anzi si liquefaceva d’amore …

Con questa meditazione si esce dal tempo e ci si perde nell’eternità …(Lt. 2, 503).

L’amore vi insegnerà tutto …

e resterete penetrati tutti in fede ed amore delle pene di Gesù

che sono opera di amore,

e vi sarà insegnata la scienza dei santi

in quella «sacra ignoranza» in cui resta l’anima

per le stupende ammirabili divine operazioni,

che prova senza capirle, nella meditazione del CROCIFISSO

(Lt. 2, 471),

arrivando a soffrire tutto per amore di Dio,

in unione di quanto patì per noi Gesù (Lt. 3, 593).

Nella meditazione l’anima, tutta rivestita di Cristo Crocifisso, si abissa e si perde — dirò così — nell’immensa divinità. Mi spiego con un esempio. Io mi trovo alla spiaggia del mare e tengo una goccia d’acqua pendente da un dito. Parlo a questa goccia e le dico: «Oh, povera piccola goccia, dove vorresti essere?». Sentite la risposta: «Al mare, al mare …». Io che faccio? Scuoto il dito e lascio cadere quella goccia in mare. Ora io domando: «Vi è questa goccia nel mare, è vero?…» Certamente che c’è, ma trovala… se ti dà l’animo. È abissata in quel gran mare suo centro! Così voi… Perdete di vista e cielo e terra e mare e arene ed ogni cosa creata e lasciate che codesta goccia di spirito che Dio vi ha dato, si perda in Lui … Crocifisso. Questo è il vero lavoro della meditazione (Lt. 3, 748).

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Causa di tante iniquità che abbondano nel mondo è il fatto che la maggior parte degli uomini vive del tutto scordata delle pene santissime del nostro Amore Crocifisso: cosa degna di lacrime inconsolabili (Lt. 4, 228).

Come sarà possibile che si offenda un Dio flagellato, un Dio coronato di spine, un Dio inchiodato in croce per noi? … e come è possibile che penetrati oggi e domani da queste massime e verità di fede, si abbia ad offendere Iddio? Non è possibile! … Io con questi sentimenti ho convertito i più ostinati peccatori, banditi ed ogni sorta di persone, che poi col tempo sentendoli in confessione — tanta era la mutazione di vita — non trovavo materia d’assolverli, perché erano stati fedeli nel meditare le pene amarissime di Cristo, come avevo loro insinuato (Proc. 3, 276).

Ed allora non si parta mai dal vostro cuore la dolorosa rimembranza degli spasimi di Gesù (Lt. 1, 26). Procurate d’istillare nelle anime un granellino di amore alla meditazione del CROCIFISSO e ne farete ciò che vorrete (Proc. 1, 142).

Senza l’esperienza della CROCE

non s’intendono le stupendissime meraviglie che Dio opera nell’anima (Lt. 2, 497).

Essere crocifissi con Cristo

è il mezzo più efficace per giungere alla perfezione
del Puro Amore (Lt. 3, 750)

Una sola cosa è necessaria: e quale? AMARE Dio, pensare a Dio, fare tutto quello che si può fare per dargli gusto (Lt. 1, 325).

L’amore insegna tutto (Lt. 1, 504 – 3. 156).

L’amore è virtù unitiva e fa sue le pene dell’amato Bene

(Lt. 1, 489).

Imitate GESÙ paziente,

lasciatevi penetrare tutta l’anima dalle sue pene:

questo è il punto! (Lt. 2, 44 – 3, 398).

L’amore di Dio è forte come la morte (Lt. 1, 687).

Chi veramente ama Dio, desidera patire e fare grandi cose per Lui (Lt. 1, 129 – 687).

Il vero e puro amore fa sempre parere poco e piccolo il patire che si fa per l’AMANTE DIVINO (Lt. 2, 302).

Questo amore si esercita sulla CROCE

abissandosi nel mare della ss. Passione (Lt. 1, 491, 3 – 489). È per questo che vorrei imprimere la PASSIONE di Gesù nel cuore di tutti, che così brucerebbe il mondo di santo AMORE (Lt. 1, 134).

Felici coloro che ..stanno volentieri crocifissi con CRISTO … (Lt. 1, 415).Che bel patire con Gesù!. Immergetevi — dunque! — in questo mare …

Ma più v’immergerete mai ne troverete il fondo (Lt. 3, 516).

Vorrei avere un cuore di serafino per spiegare le ansie amorose

che provano i veri amici del CROCIFISSO (Lt. 1, 24).

Siccome la PASSIONE di Gesù

è opera grande – stragrande – e stupenda

dell’infinito Amore divino (Lt. 2, 499 – 2, 336 – 3, 156 – 489), è il MIRACOLO dei MIRACOLI dell’Amore di Dio (Lt. 2, 726), è un mare di dolori

ma altresì un mare di AMORE (Lt. 3, 516),

grande mare di pene che scaturisce dall’immenso mare dell’Amore di Dio (Lt. 1, 28 – 3, 464),

così … l’anima perdendosi tutta nell’infinito amore di Dio, non può fare a meno di immergersi tutta nel mare della PASSIONE ed essere sempre più vittima sacrificata in olocausto nel fuoco del santo AMORE (Lt. 2, 336).

È allora che l’anima ama

con l’amore dell’Increato AMORE

e per far sue le pene dell’Amato,

lascia che l’Amore faccia da carnefice

e la crocifigga di dentro e dì fuori

con un patire amoroso ed amore doloroso (Lt. 2, 492).

Rimane confermato

che chi arriva ad essere così trasformato in Gesù per amore, non trova luogo più a proposito per riposarsi che nella sua cara CROCE (Lt. 5, 2).

Ecco perché chi si dà vinto all’Amore di Dio,

Dio lo fa passare per tutte le trafile di un nudo patire

affinché si purifichi come l’oro,

si separi dal terreno e l’anima ben purgata voli in alto

e si riposi nel seno celeste del puro AMORE

che è Dio sommo Bene (Lt. 3, 827).

E sapete come Dio purifica? …

Ve Io dirò io: come l’oro nel fuoco!

Col fuoco dei travagli, delle tentazioni, delle angustie

e delle amarezze e col farvi vivere una vita moriente,

ricca d’ogni bene, senza che intendiate tale lavoro!

Perdete di vista le vostre pene

con la parte superiore dello spirito,

giacché la parte inferiore

non può a meno di non sentire il penare;

altrimenti non sarebbero dolori.

La parte superiore deve compiacersi del gusto di Dio.

Perdetevi in Dio! (Lt. 1, 216 (Lt. 3, 191).

Imitate Gesù paziente:

questo è il grande colpo del puro AMORE (Lt. 2, 440).

A misura che l’anima cresce nella virtù e nel santo AMORE,

devono crescere i travagli, le pene e le angustie …

Disse l’arcangelo S. Raffaele a Tobia:

«E perché tu eri caro a Dio, fu necessario che la tentazione ti provasse» (Tob. 12, 13) (Lt. 3, 445).

I più grandi travagli sono delle anime più elette.

«Un servo non è più grande del suo padrone» (Giov. . 13, 16). «Tutta la vita di Cristo fu croce e martirio» (De Imit. II, XI).

Tutta la vita di un vero servo di Dio deve essere di stare in CROCE con Cristo (Lt. 5, 21).

Sono cresciute le croci? …

Ora sì che s’incomincia a camminare bene!

Incominciate ad essere discepoli di Gesù:

questi travagli sono i primi gradini

di quell’altissima scala sulla quale salgono

le anime generose e grandi,

ove grado a grado — se sono fedeli —

arrivano al purissimo AMORE di Dio (Lt. 3, 153).

Dio benedetto paga con la moneta con cui ha pagato i suoi santi e il SANTO dei Santi: GESÙ CRISTO. Rallegratevi — dunque — in Domino! (Lt. 3, 445).

Godo che Dio vi scopra la sua CROCE: godo che ve la faccia amare (Lt. 1, 327), così si fanno più profonde radici (Lt. 2, 108). Non gloriatevi d’altro che di stare crocifissi e portare le stimmate di Gesù anche nel corpo con i vari dolori che il Signore permette (Lt. 1, 217).

Servo di Dio che vuol dire?

Vuol dire essere crocifisso con CRISTO!

Nella CROCE sempre fisso mira l’alma il CROCIFISSO

e la forza dell’amore

sgombra il cuore da ogni orrore (Lt. 1, 341).

Non è degno della divina contemplazione

chi non ha patito e vinto

qualche grande travaglio. (Lt. 1, 474)

Il nostro grande Iddio prepara l’anima nostra

per mezzo dei patimenti

per maggiori imprese

e soprattutto per ottenere

l’altissimo dono del continuo raccoglimento interiore

affine di fare sempre

la vera vita apostolica,

che consiste

e nell’azione per le anime e nella continua orazione e contemplazione,

che non vuol dire orazione sempre in ginocchio, ma alto raccoglimento interno tutto abissato nella carità di Dio (Lt. 2, 752).

L’anima amante si conosce se è fedele

nel patire volentieri con pace e rassegnazione (Lt. 3, 435)

mostrandosi quanto più può

— con volto gioviale e sereno —

come sogliono fare i veri amanti della CROCE (Lt. 1, 216).

Fortunata … quando si stacca dal suo proprio godere, dal proprio sentire, dal proprio intendere

Altissima lezione questa: Dio ve la farà imparare

se mettete tutto il vostro contento

nella CROCE di Gesù,

morendo a tutto quello che non è Dio,

sulla CROCE del Salvatore (Lt. 1, 107).

Il Vangelo dice che se il grano che si semina

non muore resta solo e non fa frutto; (Io. 12, 24)

ma il povero grano che si semina, per far frutto …

quante ne passa!

E piogge e nevi e venti e sole …

Così l’anima è un chicco di grano che Dio semina

in questo grande campo della Chiesa.

Per far frutto bisogna che muoia

a furia di pene, di contraddizioni, dolori, persecuzioni

Quando poi è morto a tutto in mezzo alle pene,

fa frutto abbondante,

disposto ad essere macinato e ridotto in buona farina

per diventare pane bianchissimo,

impastato col sangue dolcissimo dell’Agnello divino

posto sopra la regia mensa del grande RE della gloria.

Studiate un po’ questo punto ai piedi del CROCIFISSO:

contiene una grande scienza (Lt. 1, 335/36).

Quando mi è occorso di passare qualche grossa tempesta, se mi sono prima trovato avanti al mio Amore Sacramentato, l’anima mia è volata in ispirito ad abbracciarsi a quella infinita carità e mi sono sentito fare questa dolcissima parlata: «Figlio, chi si abbraccia a me, si abbraccia alle spine!».

Che l’anima mia non intendesse che Gesù è un mare di infinite dolcezze? Certo che l’intendeva, ma Dio le faceva altresì capire con quelle parole, che siccome Gesù ha voluto che la sua santissima vita qui fosse sempre in mezzo alle pene, travagli, fatiche, stenti, angosce, disprezzi, calunnie, dolori, sferzate, chiodi, spine e morte amarissima in Cro­     ce, così mi faceva intendere che abbracciandomi a Lui dovevo menare la mia vita in mezzo alle pene. Ed oh, con quanto giubilo la povera anima mia abbracciava ogni sorta di penare … (Lt. 1, 194).

Uno scultore manda alla selva per tagliare un tronco di pianta per farvi una bella statua. I servi portano alla bottega il legno, però tutto rozzo ed informe. Lo scultore incomincia con l’accetta a dirozzarlo, poi prende l’ascia, quindi la pialla e per ultimo lo scalpello. Ed il legno che fa? … come si diporta? Certo che non resiste, ma si lascia lavorare fino ad essere ridotto ad una bellissima statua.

Così fa il Signore, artefice divino. Per fare un bel lavoro nell’anima, dà licenza ai demoni di digrossarla con le tenta­     zioni, poi la lavora Lui stesso con le aridità, desolazioni, ecc. Se l’anima ha pazienza e longanimità nel soffrire, il lavoro si perfeziona e diventa una bellissima statua, degna di essere collocata nella galleria del Cielo (Proc. 1, 187).

Un giorno — nei primi tempi sul Monte Argentario al romitorio della SS. Annunziata — essendo molto freddo, volli accendere il fuoco. A tale effetto presi dalla pergola del romitorio alcuni legni secchi bene stagionati, ed osservai che ad un tratto si accese un gran fuoco. Ma e perché? … Perché quei legni erano stati a lungo tempo ai freddi, ai geli, al­     le tramontane, al sole … e con ciò si erano disseccati ed inariditi. Così accade alla anime nostre. Se desideriamo che si accenda il fuoco del divino AMORE bisogna con umile e paziente rassegnazione lasciarsi purgare e purificare dalle tentazioni, dai travagli, dalle persecuzioni, dalle tribolazioni … E allora sì che, ben purgate e purificate, si accenderanno in vive fiamme di santo AMORE (Proc. 1, 187).

Uno di questi giorni pensava fra me — ai piedi di Gesù Crocifisso — che i cibi che si prendono alla real mensa della CROCE sono duri alla digestione dello stomaco animalesco, onde conviene prendere sonno, perché si digerisce più dormendo che camminando. Ma non basta un sonno semplice: vi è bisogno di gran calore per fare una buona digestione, onde dormendo al fresco si corre pericolo di non digerire bene. Meglio è prendere sonno sopra qualche forno … ed io non saprei miglior luogo che addormentarsi — dopo essersi ben cibati di croci — sopra il sacro petto del Salvatore, fornace di santo amore (Lt. 2, 93).

Signore, permettete ciò che volete sopra di me!

Fate che sia tormentato quanto vi pare,

che tanto è lo stesso,

perché da voi non mi allontanerò giammai.

Fate pure ciò che vi aggrada sopra di me,

ché sempre voglio starvi vicino.

Voi mi fuggite, Signore,

ma per quanto mi fuggite io sarò sempre vostro!

Mi avvedo bene: voi fuggite apposta

affinché io vi segua! (Proc. 3, 195).

Sono contento, mio Dio, nulla cerco in questo mondo se non voi solo:

quanto vi voglio bene …

Vi voglio amare finché avrò vita, o mio Dio! (Proc. 4, 290).

Nell’amare Iddio non mi voglio lasciare

superare da nessuno (Proc. 2, 212).

E allora …

la CROCE di Gesù sia sempre piantata

in mezzo al nostro cuore

affinché il nostro spirito,

innestato in questo albero di vita,

produca frutti degni di penitenza

per i meriti infiniti della morte

del vero autore della vita (Lt. 1, 67).

È così garantita con certezza

la partecipazione al trionfo

della sua RISURREZIONE

poiché — come dice S. Leone Magno

«Certa e sicura è la ricompensa

della beatitudine futura dove c’è

la partecipazione della Passione del Signore» (Lt. 4, 48).

Il clima della Croce: Cuore sempre in alto a Dio!

(Lt. 1, 45)

Il vero amore si esercita sulla CROCE (Lt. 1, 491) ma … ci vuole purezza di cuore! (Lt. 2, 475)

… e Dio è tanto geloso del nostro cuore (Lt. 1, 238).

I nostri affetti devono essere ben purificati, procurando che siano tutti

indirizzati all’amore solo di Dio.

Purtroppo il nostro amor proprio ci può rubare, con un bel sembiante,

qualche particella del nostro cuore (Lt. 1, 199).

State sempre in santo timore

che il cuore non si attacchi alla terra:

i veri servi di Dio temevano

di non essere abbastanza diligenti in questo (Lt. 1, 238).

La purezza del cuore è una grande «gioia» e bisogna custodirla con grande gelosia, temendo che sin l’aria — dico così — l’oscuri: intelligenti pauca (Lt. 1, 603).

37

Questa virtù si fa

– più pura

– più candida

– più profumata avanti a Dio fra le spine dei combattimenti e le tentazioni orribili (Lt. 3, 474).

Il cuore puro

— morto a tutto ciò che non è Dio —

con grande pace e calma

nutre un ardentissimo amore verso Dio ed il prossimo,

con un desiderio sempre più ardente

di stare in CROCE con Cristo,

di patire grandi cose per Lui,

di essere:

– abbandonati da tutti

– disprezzati da tutti

– sconosciuti ed occulti a tutti

– privi, se così piacesse a Dio, di ogni contento interno ed esterno,

– carichi dì croci e di pene …

per concludere in una totale trasformazione nel divin volere (Lt. 1, 253).

Per questo temete la bestia dell’amor proprio che è un dragone da sette capi

e  si mischia in tutto.

Non c’è cosa che più mi spaventi

e che mi faccia stare in guardia

quanto la custodia del cuore

perché temo che si infanghi.

Sì … l’amor di Dio è geloso:

un granello d’affetto disordinato alle creature,

basta a rovinare tutto.

Quindi, dobbiamo purificare bene tutti i nostri affetti

e procurare che siano tutti indirizzati

solo all’amore di Dio (Lt. 1, 222).

È per questo che il Signore

semina l’assenzio sopra tutte le nostre consolazioni:

vuole fare di noi

un vivo ritratto di Cristo Crocifisso (Lt. 1, 684).

Per questo bisogna stare sempre, sempre,

e finché dura la vita,

in cerca del purissimo amore di Dio: oh, quanto è difficile! Siamo terra, e la terra tende sempre alla terra. (Lt. 1, 329).

Il cuore deve essere puro per immergersi sempre più

in quel mare senza fondo del divino amore,

vero «mare rosso» della PASSIONE di Gesù,

che nasce dall’infinita carità di Dio (Lt. 1, 267),

stemperandosi in quel grande fuoco

come un granello di cera,

liquefatto tutto quale vittima d’olocausto (Lt. 1, 275).

Occhio al tentatore!

Il demonio non ha fretta, purché riesca nel suo intento … Sa usare molte astuzie: va poco a poco (Lt. 1, 99 – 313). Suole entrare col piè di lana… (Proc. 1, 186).

È un gran furbo astuto e si mischia da per tutto

e vuole fare la scimmia in tutte le cose,

anche le più sante, per ingannare le anime (Lt. 1, 187).

Sta sempre vigilante, per tirarci nella sua rete (Lt. 1, 328). Gira come leone per divorarci (Lt. 1, 265):

questa bestia non l’ha perdonata a grandi servi di Dio (Lt. 1, 203).

Sono caduti i cedri del Libano             (Lt. 1,25l).

Sono vecchio e Dio mi ha dato dell’esperienza:

guai a chi si fida! (Lt. 1, 613).

Chi non teme è già caduto, per non dire che cadrà!

(Lt. 1, 583).

Grandi cose ho veduto in persone spirituali

che si son troppo fidate di sé;

grandi cadute perché non hanno creduto

e   posto in pratica i miei avvisi. Osservate bene ciò che vi dice questo misero peccatore (Lt. 1, 580).

Così Paolo custodi il suo cuore

Mai mi sono fidato di me stesso: in questo sono stato sempre cautelato

e forse …anche troppo! (Proc. 2, 287). Non ho mai amato creatura alcuna in vita mia se non in Dio e per Iddio (Proc. 3, 204).

Vorrei tenere sempre un ferro tagliente in mano per stradicare e distruggere tutte le erbe cattive che nascono nel giardino del mio cuore (Lt. 1, 249). In verità io perdo di vista tutti in Dio

e li amo in Dio e per Iddio …solo, ma con grande distacco (Lt. 1, 607).

Sono tutto dedicato al servizio delle anime: altro non cerco se non che amino Dio ed ho sempre avuto questa massima:

non essere ladro dell’amore che si deve al sommo Bene (Lt. 1, 306).

Cattivo e peccatore lo sono stato e lo sono, ma … ladro non ho voluto mai esserlo, essendo stato sempre attento in non rubare a Dio l’amore che gli si deve per darlo alle creature e non ho voluto mai che altri fossero ladri per causa mia, amandomi di amore che non fosse di pura carità (Proc. 1, 161). Mai mi è passato per la mente il pensiero che qualche anima si sia attaccata a questa … misera creatura. Per grazia di Dio vado con tanta circospezione in questo che non saprei di più. Se mi fossi accorto di avere un minimo attacco alle anime che dirigo, mai più le avrei avvicinate per non essere ladro dell’amore che si deve tutto a Dio. In questo sto vigilantissimo, perché altro non cerco che la anime amino purissimamente Iddio, con altissima nudità di tutto il creato (Lt. 1, 149).

È così che l’amore insegna grandi cose! (Lt. 1, 257).

È così che si fanno ali di fuoco! (Lt. 1, 291).

Vorrei incenerirmi d’amore!

Vorrei essere tutto fuoco d’amore!

Ma di più … di più ancora:

vorrei sapere cantare nel fuoco le meraviglie dell’amore …

Le mie viscere sono inaridite

così che non bastano i fiumi a dissetarmi:

se non bevo ai mari non mi levo la sete!

Ma avvertite:

voglio bere ai mari del fuoco d’amore! (Lt. 2, 296).

 

Il clima della Croce: il silenzio

(Lt. 2, 517)

Fate conto del patire in SILENZIO … (Lt. 3, 366); compiacetevi di patire qualche piccolo travaglio per amore dello Sposo divino,

patendo e tacendo

perché Gesù pativa e taceva.

Oh, SILENZIO ricco d’ogni virtù!

La statua si lascia martellare dallo scultore

… e tace .

L’anima nostra martellata dalle preziose croci

non solamente deve tacere,

ma riposare nel seno del celeste Padre

patendo, tacendo ed amando (Lt. 3, 463).

Patire e tacere:

Gesù taceva … Che gran punto è questo! (Lt. 1, 630). Più si nascondono le tempeste di travagli, meglio è: il parlarne senza necessità fa diminuire la virtù, cresce l’amor proprio che sempre brama

d’essere compatito.

Quanto è meglio nascondersi nell’abisso della divinità, perdendo di vista ogni pensiero di sé,

lasciar tutto sparire nel divino beneplacito (Lt. 1, 629).

Il patire è un balsamo prezioso e spiritoso: se non si tura e serra bene il vaso del cuore col sigillo della vera umiltà

e del silenzio di fede e di carità,

svapora e se ne va in aria pel canale della vanagloria: chi patisce molto, tace molto,

perché non vuole consolazione da veruna creatura

e puramente si ricrea e consola nella volontà di Dio (Lt. 1, 667).

In mezzo alle tempeste del patire dovete custodire il grande tesoro sotto la chiave d’oro del silenzio

e non aver lingua per lamentarvi (Lt. 1, 627).

Alla natura pare sempre di patir troppo perché non conosce il grande onore e grazia che Dio le fa (Lt. 1, 580).

L’amore lascia parlar poco e si esprime col silenzio (Lt. 3, 367)

Fate che non solamente dall’interno,

ma anche dall’esterno si veda da tutto il Paradiso che portate l’immagine di Gesù CROCIFISSO, tutto dolce mansueto paziente.

Dico l’immagine,

perché chi di dentro sta unito col Figlio del Dio vivo,

ne porta l’immagine anche al di fuori

con un continuo esercizio d’eroica virtù,

massime con un patire virtuoso

che non si lamenta né di dentro né di fuori (Lt. 2, 442).

Abbracciate dunque i preziosi patimenti con rassegnazione,

come venuti dal Cuore amorosissimo di Gesù: soffrite in silenzio per esercitare la santa pazienza che racchiude in sé l’opera perfetta (Lt. 2, 30).

Il lamento che non procede

da natura troppo oppressa da gravissimi mali e dolori, non è mai stato virtù.

La virtù di Gesù è patire e tacere:

«Jesus autem tacebat» (Mt. 26, 63).

In mezzo a tutti i dolori più atroci,

in mezzo agli obbrobri, bestemmie, ingiurie, schiaffi,

flagelli, spine, croce e morte

il dolce GESÙ taceva (Lt. 2, 517).

Oh sacrosanto silenzio! Oh silenzio divino! Oh silenzio santissimo, custode fedele del tesoro delle virtù (Lt. 2, 812) quanti beni porti all’anima! (Lt. 1, 508).

Attenti alla mortificazione delle passioni,

specialmente quando vi sentite risentiti.

State in silenzio!

Ponete in pratica queste due parole tanto preziose:

Patire e tacere …

Questa è una strada e regola corta

per essere presto santi (Lt. 3, 355).

Operare, patire, tacere!

Non ti giustificare, non ti lamentare, non ti risentire!

Imparate bene questa strofetta,

cantatela bene,

praticatela con fedeltà:

vi assicuro che vi farete santi e di alta perfezione! (Lt. 1, 309).

Riposate in pace sulla CROCE,

anzi addormentatevi

di sonno fedele e di amore nel Cuore di Gesù Crocifisso.

Patite — tacete — cantate in ispirito:

Io non mi glorierò d’altro

che nella Croce del mio Salvatore (Gal. 6, 14) (Lt. 2, 719).

Se Dio vi comunica sentimenti di devozione, riceveteli come un poverello

ma ritornateli a chi ve li ha dati

con sacrificio di olocausto e di gratitudine.

E quando vi sentite aridi e freddi,

aspettate in silenzio e fiducia

la pioggia del Cielo (Lt. 1, 701),

abbandonando il vostro spirito

nella mani di Dio:

vedrete poi le meraviglie dell’amore

che il Signore opererà in voi (Lt. 3, 820).

E per questo eccovi una buona ricetta:

stritolate tutti i travagli

con la sofferenza ed il silenzio,

fatene una pillola

impastata col balsamo della PASSIONE di Gesù.

La si inghiottisce con la fede e l’amore:

si digerisce poi col caldo della carità di CRISTO (Lt. 2, 584).

Avete mai veduto gli scogli del mare quando sono battuti dalle tempeste? Fissatene uno. Viene un’ondata furiosa e lo batte … ed esso? Scoglio! Viene un’altra ondata più furiosa … ed esso? Scoglio! Viene un’altra ondata più furibonda che lo percuote da ogni parte … ed esso … Scoglio!

Finita la tempesta, osservate lo scoglio e vedrete che le onde lo hanno purgato da qualche ruggine che il povero scoglio aveva contratto nel tempo della calma.

Voglio che siate «scoglio!»

Viene un’ondata di tempesta? Zitti!

Ne viene un’altra, ne vengono dieci, cento, mille? Zitti!

Al più potete dire in mezzo alle tempeste:

Padre mio, sono vostro! (Lt. 4, 53).

Le cose afflittive le tengo in me. Giacché sono angustiato io,

cosa serve che angusti anche altri? (Proc. 1, 169).

Nell’esteriore mi mostro come gli altri,

contento e segreto più che posso,

e sono gelosissimo di tenere per me

i miei piccoli travagli acciò li sappia solo Dio,

né bramo essere compatito da veruno (Lt. 1, 606),

anzi, quanto maggiori sono i miei incomodi

tanto più sereno apparisco nel volto (Proc. 1, 619).

E allora, anche voi

state in CROCE con Gesù allegramente,

senza mai aprir bocca

per quanto la natura gridi

e senza mai mostrarlo alle creature (Lt. 1, 257).

Tu, per risvegliare nel tuo popolo

il ricordo della Passione di Cristo,

hai eletto in modo mirabile

il tuo servo fedele san Paolo della Croce,

perché, plasmato dalla meditazione dell’immensa carità

del tuo Figlio verso gli uomini,

si distinguesse per amore straordinario

alla penitenza, alla povertà e alla solitudine

e risplendesse nella tua chiesa

per esperienze mistiche e celesti carismi.

Tu inoltre, o Padre, lo hai reso maestro delle anime

e apostolo del Vangelo,

perché, additando i frutti copiosi della redenzione, riconducesse a te,

con la parola e l’esempio, innumerevoli peccatori

ee richiamasse il popolo cristiano

al ricordo assiduo della Passione di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore.

(Dalla liturgia)

Il clima della Croce: la povertà

(Lt. 1, 68)

Tutta la scienza della CROCE s’impara

nella scuola dell’umiltà,

nella cognizione del proprio nulla,

nella vera nudità e povertà di spirito,

nello stare occulti agli occhi degli uomini (Lt. 1, 502).

Dio insegna ai piccoli le sue meraviglie e le nasconde ai grandi e sapienti del mondo. Così dice il Vangelo (Lt. 1, 308).

È solito il nostro buon Dio

servirsi, per fare opere di sua gloria,

di gente che stanno buttate nel niente

e disprezzate nel secolo. (Lt. 2, 301)

La vanagloria se non si caccia con l’umiltà

può far cascare a terra

montagne di santità. (Lt. 1, 451)

Chi sarà umile non sarà ingannato. (Lt. 1, 232)

Fatevi sempre più piccoli

nella cognizione del vostro nulla.

Chi si farà più piccolo, sarà più grande; chi sarà più annichilato,

sarà più innalzato, arricchito

ed avrà l’ingresso sicuro nel cuore di Cristo,

in cui l’anima trasformata e divinizzata,

si perde tutta in quell’abisso

d’ infinite perfezioni. (Lt. 273).

Fare del bene e conoscere che non si fa nulla di buono, è segno d’essere non poco umile;questo, però, è uno dei primi gradi dell’umiltà. Chi conosce sè bene a fondo e conosce Dio, questo è un vero umile di cuore! Dio lo conceda a tutti. (Lt. 1, 541)

Dio si compiace di quelli che si fanno piccoli e diventano come fanciullini. Questi se li tiene nel suo seno divino

e li allatta con quel latte

e mosto dolcissimo del santo AMORE,

che inebria chi lo beve.

Ma questa è una santa ubriachezza

che fa divenire sempre più savi. (Lt. 1, 308)

Per questo sprofondatevi sempre più

nella cognizione del vostro nulla

e sappiate che quanto più andrete nel profondo del nulla, tanto più crescerete nell’altissimo volo in Dio,

nel tabernacolo interno. (Lt. 5, 185)

Allora facciamoci piccoli assai e Dio ci farà grandi

(Lt. 1, 195).

Questo è un grande segreto, un’altissima scienza (Lt. 1, 216)

scoperta solo agli umili di cuore (Lt. 3, 337),

che si rimpiccioliscono, che danno tutta la gloria a Lui solo dei suoi doni

e glieli rimandano con umile ed amorosa offerta come odoroso incenso (Lt. 1, 216), convinti che il buono è TUTTO DI DIO, il cattivo è TUTTO nostro. (Lt. 5, 181)

Chi crede di patire assai è poco umile o poco paziente: infatti, cosa sono i nostri patimenti se non torbide gocciarelle in faccia al mare delle pene di Cristo e dei suoi Santi? (Lt. 1, 625).

Chi crede di patire … non patisce!- (Lt. 1,749).

Le aridità e desolazioni sono necessarie per arrivare con la grazia divina

alla perfetta cognizione sperimentale del nostro niente… (Lt. 2, 298).

Quando saremo così umili che avremo per gloria l’essere l’obbrobrio degli uomini e l’abiezione della plebe?

Quando saremo tanto semplici e piccoli che avremo per gran fortuna l’essere fatti gli ultimi di tutti, buttati nel niente e ci sarà di pena l’essere stimati ed onorati: ah! quando quando? (Lt. 1, 68).

L’amore vi insegnerà grandi cose, se starete nel vostro niente,

sotto i piedi di tutti (Lt. 1, 258).

Un giorno chiesi a Gesù che m’insegnasse quale sia il grado di umiltà che più gli piace. Mi sentii dire nel cuore:

Quando tu ti getti in ispirito sotto i piedi di tutte le creature fin sotto i piedi dei demoni

questo è quello che più mi piace (Lt. 1, 6).

La cognizione di se stessi, delle proprie miserie, del nostro nulla essere, nulla potere, nulla sapere è il fondamento su cui devesi innalzare la fabbrica di tutte le virtù e della nostra perfezione. S. Tommaso d’Aquino dice che l’umiltà è il fondamento della fede, perché chi non è umile vacilla e perde la virtù e la stessa fede. (II – III, q. 162, a 7).

  1. Francesco d’Assisi, dopo S. Agostino, passava ore ed ore in orazione con quelle sole parole: «Che io conosca me e conosca Te,

affinché ami Te e disprezzi me». (Lt. 1, 805)

Superbia maledetta,

di quanta rovina sei cagione nelle anime! (Lt. 3, 781). Di quelli che pretendono essere qualche cosa

Iddio non ne vuole far niente (Lt. 2, 491).

Una «N» ed un «T»: queste due lettere dell’alfabeto compongono la grande perfezione e la fedeltà a Dio di non rubargli mai niente (Lt. 3, 169).

Alle volte, per slancio di devozione, ho detto a qualche amico e fratello che per essere santo ci vuole una «N» e un «T». Chi camminava più dentro, indovinava il significato; ma chi non era entrato ancora in profonda solitudine, non sapeva indovinare il significo. Ed io soggiungevo: la «N» sei tu che sei un orribile nulla; il «T» è Dio che è l’infinito TUTTO per essenza. Lascia dunque sparire la «N» del tuo NIENTE nell’infinito TUTTO che è Dio, ed ivi perditi tutto nell’abisso della immen­     sa divinità. Che nobile lavoro è questo! … (Lt. 3, 747).

Dio caverà da questo «nulla»

le opere di sua maggior gloria, (Lt. 3, 149)

poiché non vi è cosa che più piaccia a Dio

quanto l’annichilarsi

e abissarsi nel nulla:

questo spaventa il diavolo

e lo fa fuggire (Lt. 1, 150).

Chi studia la scienza del niente impara a conoscere il vero TUTTO che è Dio (Lt. 1, 257).

Allora…

bisogna stare sempre nei nostri confini

che sono il niente ed il peccato,

che così Iddio più agevolmente

ci attirerà e ci assorbirà totalmente

nel suo immenso ed infinito TUTTO (Proc. 1, 159).

Solo chi conosce il suo nulla

si dispone ad essere un gran santo (Lt. 3, 69).

Spogliamoci di tutto,

che Dio ci vestirà a modo suo (Lt. 1, 109).

Quanto sarete ricchi se vi farete poveri, di dentro e di fuori. Quella aridità, insensibilità ecc., è un principio di santa povertà, vera libertà e ricchezza, e diviene il giardino delle delizie di Gesù. Fortunate quelle anime che si spogliano di tutto per rivestirsi solo di CRISTO! Beate quelle che sono tutte ferite dalle pene del Salvatore e se le portano fra il seno dell’anima loro adorandole con amorosa rimembranza..

Ci arriveremo col divino aiuto! (Lt. 1,-141).

Alle volte per la grande violenza delle tempeste vi parrà di patire naufragio: non dubitate. Dio sta in mezzo al vo­     stro cuore e vi ama. Se permette tali tempeste, lo fa per il vostro maggior bene acciò arriviate alla vera umiltà di cuore. La strada certa che si deve tenere in tali battaglie è di starsene sottomessi alla volontà di Dio e lasciarsi flagellare da quella mano amorosa che permette tali tribolazioni.

Ho osservato qualche volta che il cane fedele, quando è percosso dal suo padrone, si getta disteso a terra, abbassa il capo e le orecchie e si lascia battere, mostrando mansue­     tudine. Così fate anche voi … Tenete forte la parte supe­     riore nella fedeltà a Dio e soffrite le percosse con mansue­     tudine e non esacerbate mai lo spirito. Non dite mai: «Per me è finita … Dio mi ha abbandonato!» No, non dite mai così … ma umili, soggetti, obbedienti al gran Padrone, la­     sciate che vi percuota, perché è verità di fede, che chi Dio ama di più, è percosso. Dunque, per orribili che siano le tempeste, non staccate mai le mani dall’ancora della spe­     ranza in Dio, che mai farete naufragio e, sebbene alle vol­     te la tempesta è tanto grande e il mare tanto adirato che pare la nave faccia naufragio, non è però così …

Tutto è al di fuori, cioè nella parte inferiore, dentro non vi entra nulla d’acqua salsa di mare, anzi il pilota che governa la navicella — che è Gesù Cristo — tiene nelle sue braccia onnipotenti, anzi in mezzo al suo CUORE, la picco­     la barchetta, che è la povera anima … (Lt. 2, 506).

Ogni volta che il vostro spirito si riconcentra in Dio

lasciando sparire l’orribile vostro nulla

in quell’infinito TUTTO che è Dio,

è certo che allora l’anima rinasce nel Divin Verbo

a vita nuova d’amore e di grazia.

Questi sono arcani eccelsi:

ci vuole fedeltà nella virtù stando nel proprio nulla

e dare a Dio tutta la gloria con essere vittima d’amore

sacrificata in olocausto nelle fiamme della divina carità

in continuo ringraziamento dei doni del Signore (Lt. 2, 475).

Spogliamento perfetto per essere rivestiti di Cristo:

  1. Lasciarsi spogliare di tutti i lumi, di tutte le notizie, intelligenze, consolazioni interiori ed esteriori, di tutti gli affetti e consolazioni.
  2. In questo spogliamento — ossia altissima povertà di spirito — lasciarsi tutto perdere, immergere ed assorbire dalla divina volontà, senza cercare il proprio gradimento, almeno nella parte inferiore dell’animo
  3. In tale povertà fare atti di compiacenza delle infinite ricchezze di Dio, compiacendosi di essere il più poverello del mondo.
  4. In tale compiacimento non desiderare altro stato di orazione né di altra cosa, se non quello in cui si trova al presente momento, sino alla fine della vita.
  5. Fare l’esame sopra tale povertà, ricchissima d’ogni bene, per vedere se c’è fedeltà in non lamentarsi né fuori né dentro.
  6. Replicare bene spesso gli atti di tale compiacenza (Lt. 1, 189).

55

Il clima della Croce:
le tenebre – la «nuda Croce»

(Lt. 1, 184)

CROCIFISSI con CRISTO «senza» conforto: questo è un grande segreto

per fare un alto volo alla perfezione (Lt. 3, 339).

Sulla CROCE bisogna stare con alto riposo e gioia di spirito e ciò si fa con totale alienazione dai contenti esterni delle creature: stare come morti in mezzo ai vivi … (Lt. 1, 278).

Beata quell’anima che sta CROCIFISSA con Cristo, senza saperlo e senza vederlo,

perché priva di ogni conforto sensibile!

Fortunata quell’anima che in totale abbandono

d’ogni contento interno ed esterno,

si ciba della divina volontà,

china il capo e dice con Gesù:

«Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito»

(Lt. 23, 46).

Muore misticamente a tutto ciò che non è Dio,

per vivere in Dio vita divina tutta vestita di Cristo Crocifisso:

cioè tutta unita alle sue pene (Lt. 3, 17).

 

Fortunata quell’anima che si stacca dal suo proprio godere, dal proprio sentire, dal proprio intendere!

Altissima lezione questa:

Dio ve la farà imparare, se metterete il vostro contento nella CROCE di Gesù, nel morire a tutto quello che non è Dio, sulla CROCE del Salvatore (Lt. 1, 107).

Quanto è buono stare in CROCE con Gesù, senza vederlo e senza goderlo!

Questa è la via corta

per arrivare alla felice morte di tutto il creato e per vivere purissimamente

nell’increato ed immenso Bene (Lt. 1, 139).

Nel godimento spesso vi si appiccica

la propria volontà

e per questo il vero servo di Dio

ama il NUDO patire

ricevendolo dalla volontà del Signore (Lt. 1, 617).

Lasciatevi martirizzare dal santo amore.

E questo prezioso martirio d’amore si fa

— con povertà e NUDITÀ di spirito —

dalle spade di angustie ed abbandoni.

Perciò bisogna custodirle con fedeltà,

tenendosele care come preziosi tesori (Lt. 3, 807).

Che grande tesoro racchiude il NUDO patire senza conforto né dal cielo né dalla terra! Fatene grande stima e siatene grati a Dio …

Offritevi spesso vittima di olocausto sull’altare della CROCE. Ivi finite di morire di quella morte mistica di Cristo che porta seco una nuova vita d’amore, vita deifica, perché unita per carità al sommo Bene (Lt. 2, 306).

Questo patire NUDO e spogliato di conforto è una grazia e dono grande del Signore che non suole concedere

che alle anime sue predilette (Lt. 2, 300).

Vorrei poter dire, che tutto il mondo sentisse,

la grande grazia che Dio per sua pietà

fa quando manda il patire senza conforto:

è allora che l’anima

resta purificata come oro nel fuoco

e diventa bella e degna

di volarsene al suo Bene,

ossia alla beata trasformazione

senza accorgersene (Lt. 1, 12).

Infatti, l’anima che Dio vuole attrarre

all’alta unione con Lui,

deve passare per la strada del patire

senza alcun conforto sensibile.

A chi vincerà sarà data la manna nascosta

che è il cibo dolcissimo del s. amore (Lt. 1, 9).

Beata quell’anima che porta la CROCE «a secco»

(Proc. 1, 511).

Beati quelli che arrivano al puro patire

senza conforto e seguitano a servire Dio.

Questi sono quei veri servi fedeli

che entrano nei gaudii del divino Padrone (Lt. 1, 403).

Gettatevi come morti

nella braccia della divina misericordia,

affinché faccia quel lavoro nel vostro spirito

che più gli piace,

con amore puro e netto e col forte e NUDO penare.

Lasciate fare a Lui che sa cosa fa:

ma voi pigliate i frutti e non le foglie.

I frutti sono le virtù:

profonda umiltà, silente pazienza, stare occulti

e molto secreti alle creature (Lt. 4, 100).

E allora … chiudete bene la porta dei cuore,

acciò non vi entri la tenerezza

che sogliono portare le creature quando ci compatiscono …

Gesù, nostro bene,

fu in sommo abbandono sulla CROCE (Lt. 1, 184).

Non guardate in faccia i «contenti», ma il gran Dio dei «contenti» (Lt. 1, 264).

Non desiderate conforto veruno,

ma il puro beneplacito di Dio in silenzio di fede,

non lamentandovi né di dentro né di fuori.

Al più fate qualche gemito ad esempio di Gesù nell’orto:

«Padre, voglio quello che ti piace …» (Mt. 26, 39).

Non dimenticate mai che

le persecuzioni, le umiliazioni, i disprezzi,

specialmente quelli che insorgono per fare il bene, sono gioie preziosissime (Lt. 1, 570).

Per questo vi prego di accarezzare tali inestimabili tesori, rimirarli nel divino beneplacito,

compiacendovi e gustando dolcemente con la punta dello spirito

d’avere tali occasioni di fare compagnia al dolce Gesù sulla NUDA CROCE del patire …

Fate festa in mezzo ai vostri patimenti interni ed esterni, tenete il cuore tranquillo rivolto verso il Cielo (Lt. 3, 701).

Vivete abbandonati del divino beneplacito

con NUDO desolato patire,

senza lamentarvi né di dentro né di fuori

né con Dio né con le creature,

riposando nel seno del Padre celeste,

lasciando a Luì la cura di tutti gli eventi,

senza pensiero di ciò che sarà di voi

né nel tempo né nell’eternità:

ma patire in sacro silenzio di fede NUDA, povera,

nella CROCE del dolce Gesù … (Lt. 2, 294).

Paolo confida una sua esperienza

Nei miei grandi viaggi fatti a piedi scalzi per nevi ed altri disagi per tanti anni, massime nel principio, molte volte pati­     vo dolori assai fieri nei piedi con altri patimenti nel resto del corpo, massime per avere un abito raro, oltre poi il grandis­     simo abbandono interno. Provavo una specie di pena di danno, lontano da Dio — così mi pareva — e pareva che io fossi il più grande nemico di Dio. Provavo tentazioni contro le virtù teologali con modo fierissimo: tentazioni d’impazienza, impeti di bestemmie, impeti di disperazione e soprattutto tribolazioni orribili di spirito che non posso spiegare …

Per un’anima che abbia provato carezze celesti e poi tro­     varsi a dover stare del tempo spogliata di tutto, anzi arrivare a segno di stimarsi, a suo parere, abbandonata da Dio: le pare che Dio non la voglia più, non si curi più di lei, e che sia molto sdegnato contro di lei, onde le sembra che tutto ciò che fa sia tutto mal fatto … Oh, non so spiegarmi come desi­dero …

Dirò che questa pena è una sorta di pena di danno: pena che supera ogni pena …

Ma se l’anima è fedele, oh che tesori acquista! Spariscono queste tempeste ed arriva ai veri dolci cari soavissimi amplessi del dolce amante Gesù! Allora Dio la tratta da sposa. Allora si fa tra Dio e l’anima il santo sposalizio d’amore: oh, che tesoro! … (Lt. 1, 154 – 2, 753).

Iniziazione all’eroismo sulla «Nuda Croce»…

Godo sentire che il confessore vi tratti aspramente e sia duro e severo: oh che buon amico è questo! Adesso Dio vuoi. dare l’ultima mano alla statua ed abbellirla per la galleria del Cielo: perciò permette che chi dovrebbe dare qualche conforto spirituale, adoperi lo scalpello più fino ed acuto per bene ripulire la statua … Che nobile lavoro è questo!

Approfittatevi di questa preziosa occasione; lasciatevi mortificare, riprendere, trattare con ogni severità ed asprezza: portatevi da vera serva del Signore, sempre tacita, sempre mansueta, sempre tranquilla … e pregate Dio che non vi privi di tale strumento finché non sia terminata l’opera che vuole fare in voi (Lt. 2, 301).

Meritate di più e date più gusto al Signore quando, nell’aridità e nell’oscurità,

siete rassegnati e contenti del gusto di Dio, che se’ aveste le più alte consolazioni (Lt. 3, 367).

O cara Croce,

o amaritudo mea amarissima, omnis gratiae piena! (Proc. 3, 419).

Il clima della Croce: la gioia

Stare in croce con Gesù allegramente (Lt. 1,257)

La festa della s. CROCE

si celebra ogni momento nel tempio interiore

dei veri amanti del CROCIFISSO…

Sapete come? Si celebra in silente penare,

senza appoggio a creatura alcuna,

penando e tacendo, con volto ilare e sereno,

acciò tale festa sia più secreta alle creature

scoperta solamente al sommo BENE (Lt. 2, 825).

Sulla CROCE bisogna stare sempre con alto riposo

e gioia di spirito (Lt. 1, 278).

Con GIOIA sulle Croce… e perché?

Eccovi «sedici perché», uno più prezioso dell’altro!

Perché… Dio ci fa un grande onore facendoci camminare per la via ove camminò il suo divin Figlio (Lt. 2, 704).

Perché… chi più è carico della CROCE e più patisce con pazienza e rassegnazione, più rassomiglia a Cristo (Lt. 2, 592).

Perché… è sulla CROCE dell’amato BENE che si esercita il vero amore di Dio (Lt. 1, 491).

Perché… è sulla CROCE, al caldo del cuore amoroso di Gesù, che si fa gran viaggio alla perfezione, senza accorgersene (Lt. 1, 718).

Perché… essere CROCIFISSI è un grande tesoro (Lt. 3, 360) il tesoro più prezioso (Lt. 3, 817).

Perché… andando contro i nemici spirituali, armati della virtù di Cristo, con la lancia della CROCE, vincerete senz’altro, e il Paradiso canterà le vittorie che riporterete (Lt. 1,5).

 

Perché… la santità segreta della CROCE è la più preziosa (Lt. 1, 685).

Perché… i patimenti, le tentazioni ed ogni sorta di travagli, sono la parte dei figli più cari di Dio (Lt. 1, 65).

Perché… quando la CROCE è specialmente più afflittiva e penetrante, quando il patire è senza conforto, quando le creature ci sono più contrarie, ci avviciniamo di più all’unio­     ne col Creatore (Lt. 1, 298 – 684).

Perché… per mezzo della CROCE il Signore prepara l’anima a ricevere i doni più sublimi del Cielo (Lt. 1, 336).

Perché… i frutti della CROCE sono dolcissimi al palato spirituale, (Lt. 1, 520) e dalla CROCE stilla un balsamo soavissimo (Lt. 2, 279).

Perché… CROCIFISSI con Cristo, si è oggetto di conforto e di gioia al cuore di Dio, offeso ed oltraggiato, come canta la Chiesa: «Nei suoi servi si consolerà il Signore» (Lt. 2, 368).

Perché… per mezzo della CROCE le anime si mantengono in umiltà, fanno ricorso a Dio, esercitano le più belle virtù cristiane, e diventano care e degne spose del CROCIFISSO (Lt. 1, 170).

Perché… chi esercita opere di carità sulla CROCE del dolce Gesù, cava miniere ricchissime di inestimabili tesori (Lt. 2, 48).

Perché… coloro che patiscono per amore di Dio, aiutano Gesù a portare la CROCE, e così saranno partecipi della sua gloria in Cielo (Lt. 1, 94).

Perché… nella CROCE c’è tutto. Sarete arricchiti d’ogni bene e di ogni vero lume, per volare alla perfezione (Lt. 1, 559).

Chi è trasformato in Cristo per amore,

non trova luogo più a proposito per riposarsi

che nella CROCE…

O CROCE cara, o CROCE santa!

Quando, quando non mi glorierò in altro che in TE sola?

(Lt. 5, 21).

Chi sapesse il grande tesoro che è nella CROCE,

non desiderebbe altro che patire per Cristo! (Lt. 1, 555).

Quanto giubilerebbe! (Lt. 3, 697).

Quanto è dolce … essere CROCIFISSI con Gesù! (Lt. 3, 359).

Dunque… abbandonatevi sulla CROCE di Gesù,

godete di fargli compagnia col vostro piccolo patire!

(Lt. 2, 735).

Riposatevi sulla CROCE

con grande uguaglianza di spirito, mostrandovi sereni e tranquilli, senza lamentarvi,

bevendo dolcemente quel calice che porge lo stesso Gesù.

Sebbene sembri amaro ai nostri sensi, è però dolce allo spirito,

perché l’arricchisce sopramodo (Lt. 1, 299).
Siano sempre vostre delizie le piaghe di Gesù (Lt. 1, 124).

Il servo di Dio che non è crocifisso chi è? (Lt. 1, 63). State volentieri in CROCE! (Lt. 1, 147) Godete di stare crocifissi… (Lt. 1, 229).

Abbracciate volentieri la CROCE con animo e coraggio grande,

baciando la mano di Dio (Lt. I, III – 3, 218).

Accarezzate la CROCE, tenendovene indegni (Lt. 1, 555). Portate allegramente la CROCE: baciatela spesso! (Lt. 3, 698). La CROCE è lo stendardo dei veri servi di Dio (Lt. 1, 540):

Nonostante tutti i travagli

che si possono trovare nell’interno e nell’esterno,

bisogna farci vedere sempre santamente allegri (Proc. 1, 238).

Non mi sono mai mancate croci,

che vorrei baciare come margherite preziose! (Lt. 2, 288). Sono le gioie del mio cuore! (Lt. 1, 3). Godo di stare in CROCE… (Lt. 3, 486).

Godo dei chiodi che mi tengono in CROCE! (Lt. 2, 74). Signore… ho sete, non ne posso più: datemi croci! (Proc. 2, 320).,

Però … Paolo aggiungeva: «Non si deve pregare così… Dio è liberalissimo delle sue croci: allora… rimettetevi in tutto e per tutto a quello che Lui dispone». (Proc. 2, 320).

O cara CROCE, o santa CROCE!

Albero di vita dal quale pende l’eterna vita:

io ti saluto, ti abbraccio, ti stringo al mio petto…

Oh, quanto si rallegra il mio cuore!

Ogni afflizione mi pare dolce e leggera!

Per te un giorno bruceremo d’amore, diventeremo tutti

fuoco:

le fiamme ci penetreranno fino alle midolla delle ossa.

O care fiamme, o caro fuoco! Quando saremo tanto accesi

che ci bruceremo gli uni con gli altri, che tutto andrà a

fiamme e fuoco d’amore? (Lt. 1, 46).

Nelle malattie… come sulla Croce(Lt. I, 155)

Sia sempre benedetto il nostro Dio che ci fa parte della sua CROCE (Proc. 1, 158).

Non temete la moltitudine dei travagli (Lt. 1, 56)

Perché … sono i ricami del lavoro amoroso di Dio

(Lt. 1, 164).

Perché … sono i regali che Gesù dona ai suoi cari (Lt. 1, 408).

Perché … sono i segni più certi d’essere amici di Dio

(Lt. 1, 55).

Perché … sono i pegni del santissimo amore di Dio (Lt. 1, 50).

Perché … sono i più preziosi tesori per i suoi amici

(Lt. 1, 654).

Perché … sono le più grandi ricchezze (Lt. 3, 472).

Ed ecco perché … le afflizioni non mancano mai

ai veri seguaci del CROCIFISSO (Lt. 2, 370),

anzi … i più grandi patimenti

sono dei più grandi servi di Dio:

abbracciamoli, dunque,

diamo loro il «benvenuto»… (Lt. 1, 529 – 3, 359).

Le INFERMITÀ e i travagli d’ogni sorta

sono la mercede che Dio dà quaggiù ai suoi servi per renderli simili al divin Figlio CROCIFISSO e per collocarli nella reggia del Cielo dove non vi sarà più né pianto né dolore, ma tutta pace, letizia e gaudio. Così c’insegna la fede, così parlano le divine scritture (Lt. 3, 639).

La MALATTIA è una grande grazia che ci fa

Dio benedetto: ci fa scoprire chi siamo.

Nella MALATTIA

si conosce chi è il vero

— paziente

mansueto

umile

e mortificato.

Nella MALATTIA – mentre il corpo è abbattuto

lo spirito è più atto a volare in alto a Dio (Lt. 3, 376).

Uno dei doni più preziosi che Dio fa alle anime più care,

sono le INFERMITÀ, le malattie più lunghe,

perché in esse vi è occasione

di esercitare molta virtù (Lt. 3, 606 – 629),

ed arricchire l’anima di grandi tesori (Lt. 4,8).

Tante anime sono diventate sante

in mezzo a lunghissime malattie.

Sono diventate serafini di amore nelle infermità,

tollerate con grande pazienza,

silenzio discreto e prudente

ed altissima rassegnazione (Lt. 3, 515).

Che belle virtù si possono praticare nelle INFERMITÀ! Soprattutto l’amore alla propria abiezione, la gratitudine, la dolcezza di cuore a chi ci serve,

l’obbedienza al medico ed agli infermieri:

sempre con volto gioviale.

L’INFERMITÀ non solo non impedisce l’unione con Dio,

ma anzi l’accresce (Lt. 1, 182).

È un prezioso lavoro

che dispone Io spirito a fare

voli di fede ed amore nel seno di Dio (Lt. 3, 517).

Dato che il merito e la perfezione consiste nel portare

la CROCE che Dio vuole,

e non quella che vorremmo noi (Lt. 3, 218),

ricordate che le penitenze che Dio ci dà

sono infinitamente migliori

di quelle che si pigliano da sé (Lt. 1, 542),

perché in esse non c’è niente di nostro (Lt. 1, 453).

I patimenti e i grandi incomodi

accettati volontariamente

con totale rassegnazione al beneplacito di Dio,

rendono più grati e cari al Signore

che le più aspre penitenze che si possono fare (Lt. 2, 532).

Quando piacciono a Dio

quelle discipline che Lui ci manda! (Lt. 1, 173).

Oh, che penitenze di grande merito sono queste! (Lt. 1, 657).

Nelle MALATTIE state sul vostro letto come sulla CROCE.

Gesù orò tre ore sulla CROCE

e fu un’orazione veramente crocifissa, senza conforto né da dentro né da fuori. Che grande insegnamento! (Lt. 1, 155).

State riposati su la CROCE e godete

che questa sia il vostro letto …

ma consideratelo un letto tutto di fuoco

e lasciate andare ogni cosa in cenere …

Gesù così vi benedirà e vi consumerà

sino il sangue e le midolla delle ossa, nel fuoco

che arde nel suo dolcissimo Cuore:

ivi potete bere a mari questo fuoco divino (Lt. 1, 258).

Allora ricevete tutto il vostro patire

tanto di corpo che di spirito

immediatamente

dalla mano amorosissima di Dio,

con silente pazienza ed alta rassegnazione

stando sulla CROCE del vostro patire,

con totale abbandono al divin beneplacito (Lt. 2, 736).

Sarete come martiri di Cristo! (Proc. 1. 129).

La vera virtù

si conosce nelle occasioni più ardue (Lt. 3, 400).

Dio ha patito tanto per voi: non è gran cosa

che soffriate qualche cosa per AMOR SUO (Proc. 1, 346).

Opere di carità          sulla Croce

del dolce Gesù

(Lt. 2, 48)

La CARITÀ — regina d’ogni virtù — è segno chiarissimo

di essere discepoli del CROCIFISSO (Lt. 2, 132 – 828).

Mai piacerete a Dio,

se non vi amerete scambievolmente (Lt. 1, 58).

Godete delle occasioni che Dio vi porge

di esercitarvi in opere di carità

sulla CROCE di Gesù:

caverete miniere di ricchissimi ed inestimabili tesori

(Lt. 2, 48).

Guardate il prossimo nel costato di Cristo,

così amerete di amore puro e santo (Lt. 1, 437).

Amate i fratelli in Dio,

e amate Dio nei fratelli… (Lt. 1, 327).

Imparate dalla scuola del CROCIFISSO la mansuetudine

(Lt. 1, 595).

Imitate la piacevolezza di Gesù (Proc. 1, 167).

Col prossimo non c’è altro miglior medicamento

che la mansuetudine (Lt. 1, 34).

Bisogna essere impastati di miele (Lt. 1, 771),

pieghevoli come cera molle, dolci, mansueti

tutti profumati del santo balsamo dell’amore (Lt. 2, 368).

Nelle burle mostratevi di buona cera,

mostrate di gradirle per amore di Dio (Lt. 1, 108). Gli uomini … sono uomini!

non bisogna far caso delle parole… (Lt. 1, 339). Lasciate dire chi vuole:

il silenzio, la disinvoltura, il far conto di non sentire fa chiudere la bocca agli oziosi (Lt. 1, 255).

Il grande Dio vi ha posto nel numero dei suoi cari servi

perché vi permette

disprezzi, travagli, abbandono delle creature

ed altre tempeste

segni tutti preziosissimi …

Ringraziatelo che vi dà

così belle occasioni di servirlo.

Procurate di mostrarvi cordiali e mansueti

con quelli che vi disprezzano,

muti come un agnellino

quando gli si tosa la lana,

senza dare il minimo segno di dispiacere,

anzi mostrare gradimento

di essere aborriti disprezzati ed abbandonati da tutti,

procurando di beneficarli,

almeno pregando per loro (Lt. 1, 283 – 399 – 552).

Tenete conto e stimate come tesoro,

chi vi esercita nella virtù, (Lt. 1, 266)

e non prendete i travagli dalle creature,

ma immediatamente da Dio,

che si serve delle medesime

come strumento (Lt. 1, 672).

Anche a me non sono mancati

persecutori e calunniatori.

Dio sia benedetto: mi lascio giustificare da Lui! (Lt. 1, 486).

Quando le passioni si svegliano, massime la collera,

allora è tempo di stare zitti:

serrate la lingua fra i denti,

non parlate, state in silenzio:

dentro di voi esclamate al Signore che vi soccorra.

Questo lo dovete far sempre …

ma specialmente nel tempo in cui bolle

il pignatto della collera … zitti … zitti.!

Crepa, ma sta zitto!

Il silenzio è il coltello d’oro che uccide la passione …

Oh silenzio tanto ricco di virtù e massime di

– carità

– pazienza

– mansuetudine …

Se dovete parlare,

parlate a voce bassa, con mansuetudine, usando parole dolci, caritative, prudenti che cagionino edificazione e pace in tutti (Lt. 2, 515 – 3, 133 – 384 – 406).

Il disprezzo e la nausea che hanno di voi le creature si deve abbracciare come gioia preziosa (Lt. 1, 771). Godo che il Signore vi dia occasione di soffrire calunnie;

se sapeste che grandi gioie sono queste! (Lt. 1, 432). Mi rallegro delle vostre persecuzioni,

umiliazioni, disprezzi,

massime di quelli che insorgono per fare il bene: abbracciate tali occasioni come gioie preziosissime (Lt. 1, 570).

Credete che è una grande grazia

poter esercitare la carità verso le persone contrarie,

riguardandole come strumenti nobilissimi

di cui Iddio si serve

per arricchire di virtù la vostra anima (Lt. 2, 296).

Quindi: le avversioni, le burle, le derisioni, i motteggi si devono ricevere con somma gratitudine verso Dio: servono di legna affine di fare

amorosa catasta per bruciare vittima d’amore.

Mostratevi cordiali verso quelle persone che vi offendono, fate loro soavemente qualche atto di carità (Lt. 1, 107)…

L’invidia vi rode? …Pregate per coloro contro dei quali siete turbati da tale tentazione.

Desiderateli grandi santi, compiacetevi delle grazie che Dio loro concede,

– voi … rimiratevi come «cagnolini» che prendono le molliche che cadono dalla mensa dei Servi di Dio,

ritenendovi indegni, anzi godendo che loro siano cibati alla grande

– voi con molliche ed ossa ben dure … Darete grande gloria a Dio

— anzi — saranno vostre le grazie e i doni di tutte le anime più dilette. Se sapeste che gran segreto è questo! (Lt. 2, 477).

Cercate tutte le occasioni per servire chi vi accusa facendo ogni bene che potete, mostrando

tutta la carità e mansuetudine con grande riverenza e rispetto.

Andate in cerca di tali occasioni con più avidità che non fanno quelli che vanno a cercare

perle e diamanti (Lt. 2, 297).

Sono particolarmente questi gli atti che ci fanno rassomiglare a Gesù (Lt. 3, 373).

Quando si tratta d’aiutare il prossimo lasciate ogni cosa:

perché non si può fare cosa maggiore che praticare la CARITÀ (Proc. 2, 215).

La carità con un’occhiata

abbraccia i bisogni di tutte le creature ed esclama per tutti (Lt. 2, 451).

Se per i nostri peccati

il Signore mandasse la peste a tempo mio,

io vorrei essere il primo ad uscire dalla solitudine

per aiutare in tutto e per tutto i miei poveri prossimi

infetti dal male e li vorrei aiutare

finché mi durasse fiato e vita.

Mi sento sempre molto mosso

ad aiutare tutto il mondo (Proc. 3, 220),

e mi professo — e veramente lo sono — indegnissimo servitore di tutti (Lt. 1, 525).

Starei piuttosto senza mangiare

che abbandonare i poveri (Proc. 4, 147).

Se in convento si trovasse una sola pagnotta,

ed un povero venisse a chiederla, dategliela!

Dio provvederà alla indigenza dei religiosi.

Guardateli bene in fronte i poveri:

tutti portano scolpito il nome di Cristo! (Proc. 1, 572).

Esperienza del Santo

«Una volta mi successe che stando in un ritiro mi si presentò un poverello strappato e cencioso che se ne cascava. Mi domandò la limosina ed io gliela feci. Dopo, mi disse — Mi conosci? — Risposi:— Ti conosco sicuro … Tu rappresenti Gesù Cristo. — Rappresento Gesù Cristo? — mi disse, e facea la bocca a riso. — Sì, rappresenti Gesù Cristo, soggiunsi io. — E se fossi Gesù Cristo stesso? — rispose egli… Mi arrivò una cosa così viva, che cascai in terra. Facevo tante espressioni; atti di contrizione, domandavo perdono, mi dispiaceva di avergli detto che era povero, ma intanto provavo un giubilo interno indicibile, e lo vedevo non più come prima, ma in figura di bellissimo giovane, che mi prese per mano e mi sollevò da terra. Se io sino alla fine del mondo ne parlassi, e per tutta l’eternità, non potrei dire niente di quello che era»

(Proc. 4, 147)

Al grande e reale Banchetto della Croce: cibatevi della Divina Volontà

(Lt. 3,338)

Ita, Pater!

Godo di stare sulla CROCE dei patimenti,

perché così piace a Voi (Lt. 3, 486).

Oh cara e dolcissima VOLONTÀ del mio Dio … vi adoro! (Lt. 4, 53).

La vera rassegnazione alla divina VOLONTÀ è il tesoro dei tesori (Lt. 3, 625).

È la virtù che più piace a Dio (Lt. 1, 207). infatti la santità consiste nell’essere

totalmente uniti alla sua volontà (Lt. 1, 286 – 528).

Chi più è rassegnato è più santo, perché la vera rassegnazione

racchiude in sé la perfetta carità (Lt. 3, 18).

Dio non ha bisogno degli uomini:

il maggior bene che vuole da ciascuno di noi

è l’adempimento della sua VOLONTÀ (Lt. 4,74)

quindi bisogna procurare la nostra perfezione

non a modo nostro, ma come piace al Signore (Lt. 1,9)

che è Padre dell’anima e la fa camminare

per quella via che vuole (Lt. 1,155).

Lasciamoci quindi governare … e guidare da Lui,

e camminiamo per la strada che a Lui piace, per spinosa che sia:

per simili strade prima di noi ha camminato Lui (Lt. 3, 352 – 722).

Mirate con occhio di fede

tutto il lavoro che Dio fa in voi:

sin dall’eternità ha voluto che camminiate per tale strada per farvi rassomigliare a Cristo (Lt. 1,671).

Accarezzate la divina VOLONTÀ con soavi aspirazioni, lasciandole cadere nel vostro spirito dolcemente come gocce di balsamo (Lt. 3, 302 – 4, 321).

Replicate spesso le parole di Gesù:

Sì, Padre, perché così a te è piaciuto! (Lc. 10, 21).

In tal forma far sempre festa e giubilare

che si adempia in noi la sua SS. VOLONTÀ (Lt. 1, 769).

Bisogna fare a modo di Dio e non a modo nostro: (Lt. 1, 247) avvezzandosi al cibo sodo di cui si cibano le anime sulla Croce di Gesù (Lt. 1, 119).

Cibarsi della VOLONTÀ di Dio sulla CROCE! Grande punto è questo … (Lt. 1, 491).

Ricordate che Gesù disse

che il suo cibo era di fare la VOLONTÀ del Padre: accarezzate dunque

e cibatevi della dolcissima VOLONTÀ di Dio;

proverete col tempo un anticipato saggio di Paradiso anche qui in terra (Lt. 1, 292 – 2, 737).

Cibatevi della VOLONTÀ di Dio!

Cibo delicato e soave

anche se alle volte

è tanto amaro al palato dei sensi ribelli … (Lt. 2, 670).

Bevete al calice di Gesù ad occhi chiusi,

senza voler sapere che vi sia dentro!

Vi basta sapere che il calice lo dà il dolce Gesù …

Bisogna andare contro acqua,

bisogna compiacersi delle infinite perfezioni di Dio e delle diverse vie per cui guida i suoi servi (Lt. 1, 341).

Mille volte avventurata quell’anima

che sposata con la DIVINA VOLONTÀ,

accarezza questa sovrana sposa

nel nudo patire, dentro e fuori,

riposando nel seno del Padre celeste,

e cibandosi — in spirito e verità —

di questa manna divina del DIVIN VOLERE…

gustando e compiacendosi

che sia adempiuta in ogni evento, per amaro che sia,

mirando con occhio di fede le più grandi

– amarezze

– tempeste

– afflizioni

di spirito e di corpo

come «gioie» sgorgate dal seno del s. AMORE…

E allora non sono più amare,

ma dolcissime e soavissime (Lt. 2, 291).

L’anima amante si ciba

del cibo soprannaturale di eterna vita

che è la VOLONTÀ di Dio

più nel patire che nel godere,

con alta astrazione da tutte le cose create

e da tutti i contenti:

patisce con pacifico silenzio di fede e amore,

prendendo le cose avverse

con la stessa pace

come riceve le prospere (Lt. 2, 804).

È un fatto che

la VOLONTÀ di Dio si adempie meglio

nelle aridità, desolazioni, abbandoni ed altri travagli

che nelle consolazioni.

In queste ogni bambino fa il bravo…

ma è nei travagli che si fa prova

delle anime virili e non delle femminucce (Lt. 2, 295).

Credo che la CROCE del nostro dolce Gesù

avrà posto più profonde radici nel vostro cuore e canterete:

Pati aut mori, oppure:

Aut pati aut mori, oppure ancor meglio:

Nec pati nec mori,

ma solamente la totale trasformazione

nel divin beneplacito          (Lt. 2, 440).

Se gettaste una gocciolina d’acqua nell’oceano, vi darebbe l’animo poi di ritrovarla e distinguerla dalle altre acque? Certo che no!

Bene… altrettanto dovete gettare la vostra volontà, come

una giocciola d’acqua torbida,

nella VOLONTÀ di Dio…

senza che si possa più ritrovare. (Proc. 4, 368).

Credetemi …

rassegnandovi pacificamente alla VOLONTÀ di Dio,

accettando volentieri

di condurre la vita penosa e moriente

per amore della PASSIONE e morte di Cristo,

sarete tanto cari a Dio

più che se aveste menato una vita penitente nei deserti …

Morirete santamente! (Lt. 2,553).

È la via dei santi

aspettare con sottomissione la prova di Dio e far morire nella divina VOLONTÀ i moti della natura che cerca sempre il proprio comodo (Lt. 3, 756).

Meritate di più è date più gusto al Signore

quando, nell’oscurità e nell’aridità,

siete rassegnati e contenti del gusto di Dio,

baciando la sua mano amorosa che percuote,

che se aveste le più alte consolazioni celesti (Lt. 1, 619 – 3, 367).

Ricevete la devozione sensibile quando Dio ve la dà,

altrimenti umiliatevi e state quieti come se l’aveste

e vivete distaccati da tale devozione,

mentre è più fruttuosa l’aridità

perché in essa si esercita di più

la rassegnazione alla VOLONTÀ di Dio (Lt. 3, 662).

Ma attenzione …

Quando vengono consolazioni di spirito assai profonde,

è segno che Dio ci vuole fortificare per apparecchiarci

a patire assai per suo amore (Lt. 1, 110).

Quanto dobbiamo benedire

e magnificare la divina misericordia

quando permette che non sentiamo verun contento, anzi … mischia l’assenzio

in tutto ciò che potrebbe rallegrarci e farci gedere!

Questa è una delle massime grazie che il Signore comparte ai suoi diletti … Cibiamoci, dunque, della divina VOLONTÀ e battezziamoci spesso in questo bagno tutto di fuoco di s. AMORE (Lt. 2, 404).

Le disgrazie, quando sono prese

dall’amorosa mano di Dio

e con rassegnazione alla sua ss. VOLONTÀ,

servono per farci correre di più

nella via dei divini precetti;

oltre di che è un mezzo efficacissimo

per ottenere le grazie anche per cose temporali (Lt. 2, 703).

Prendendo tutto dalla mano di Dio,

ogni amarezza si converte in gaudio e pace (Lt. 1, 717). a dispetto di tutte le traversie ed imbarazzi che possiate incontrare (Lt. 3, 758).

Godete con la parte superiore dello spirito che le cose vadano come vanno

Diceva un gran servo di Dio:

Domine, fiant omnia ut fiunt               (Lt. 3, 755).

Tutto è ottimo quello che accade, fuorché il peccato, onde l’anima amante gusta in tutti gli eventi la divina VOLONTÀ,

dato che Dio non può volere che l’ottimo (Lt. 1, 292). Purché si faccia la volontà di Dio …

tutto va bene (Lt. 1, 177).

Rimirate nel divin beneplacito le calamità che soffrite.

Sono gioie preziose che vi arricchiscono.

Mostrate fedeltà a Dio

abbracciandovi al sacro legno della vita

che è la CROCE di Gesù.

Tenendovi bene stretti a questo legno

non farete mai naufragio,

andrete sicuri al porto di salute!

Per questo benedite il Signore nei vostri travagli

con silente pazienza, rimirandoli

non come flagelli ma come doni e correzioni

del padre celeste il quale:

«corregge colui che ama

e sferza chiunque riconosce come figlio»

(Heb. 12 6) (Lt. 2, 635).

Nei flagelli, traversie, ecc.

che vengono dalle mani di Dio e che Dio permette, bisogna abbassare la testa!

Poiché se Lui ci vuole dare uno schiaffo, se alziamo la testa ce ne darà dieci,

e se ci vuol dare dieci schiaffi,

se noi abbassiamo la testa,

ce ne darà … appena uno (Proc. 1, 9).

Coltivate i buoni desideri

riducendoli ad uno solo: fare la VOLONTÀ di Dio. Gli altri bruciateli e consumateli TUTTI nel fuoco del s. AMORE (Lt. 1, 611).

Tutti i desideri generati dal santo amore

sono doni dello Sposo celeste,

ma dovete porli in un angolo del vostro cuore

come in uno scrigno

per ben custodirli ed eseguirli quando piacerà a Dio,

poiché Lui saprà aprire tutte le vie per praticarli (Lt. 3, 480).

I santi desideri si devono custodire

con pacifico riposo in Dio,

senza la minima ansietà di vederli eseguiti

se non quando piacerà al Signore (Lt. 1, 701),

e se non si effettueranno tutti

si adempiranno però quelli che saranno

di maggior gloria sua e vostro profitto (Lt. 1, 716).

Abbiate caro che vi siano rotti i vostri disegni benché buoni. Verrà il giorno che Dio li farà effettùare (Lt. 1, 159). Risorgeranno a tempo suo più perfetti (Lt. 1, 668).

Ottimi sono i desideri che Dio vi dà per le anime e per i bisogni della Chiesa — che sono molto grandi! — Ma bisogna lasciarli morire nel fuoco dell’amore di Dio,

da cui procedono

ed aspettare il tempo che Lui ne vorrà l’effetto …

ed intanto coltivare un solo desiderio ottimo:

piacere sempre più al Signore

e cibarsi della sua VOLONTÀ (Lt. 1, 780).

Accade spesso che il Signore per provare i suoi fedeli accenda nei loro cuori

ardenti desideri di fare cose grandi per il suo servizio e poi … non ne vuole l’effetto;

però per sua misericordia ne dà loro il premio come se l’effetto fosse sortito, se sono ben rassegnati negli eventi (Lt. 3, 114 – 242).

Altre volte Dio dà sentimenti grandi

i quali pare che certifichino di essere esauditi e poi … succede l’effetto contrario.

Permette questo affinché l’anima ai avvezzi

ad essergli fedelissima

ancorché, chiedendo pane, le desse delle pietre.

Chi spera in Dio, sta forte in fede — cava bene da tutto.

È successo che il Signore abbia dato sentimenti grandi di pregare per qualche affare molto buono e poi … ne abbia differito la grazia per anni ed anni

acciò si perseveri nel pregare.

Dio gusta sentirci esclamare al suo trono … (Lt. 1, 337).

Il vero modo di arricchirsi di grazie, in mezzo alle pene interne ed esterne, è di cibarsi della divina VOLONTÀ.

È grande perfezione

rassegnarsi in tutto al divino VOLERE:

è maggior perfezione

vivere abbandonati con grande indifferenza

nel divin beneplacito:

massima di altissima perfezione

cibarsi in puro spirito di fede e d’amore

della divina VOLONTÀ.

Ma attenzione:

il Signore suole condire questo cibo di eterna vita

con varie sorte di dolci saporetti

Dico dolci allo spirito,

sebbene amari alla nostra guasta natura e all’amor proprio.

Questi saporetti sono i vari travagli

con cui il Padre celeste è solito regalare le anime più dilette. In tal forma le fa giungere al sommo della perfezione, se … sono fedeli (Lt. 1, 491)

Dio benedetto non permette mai

che uno resti affogato nelle angustie,

ma se ciò seguisse …

che bel morire sarebbe in nudo penare sulla CROCE,

cantando come cigno in puro spirito:

Fiat Voluntas Tua (Lt. 1, 706) .

In queste tre divine parole

è compendiata tutta la santità (Lt. 3, 819).

Ed allora … Siate sitibondi che vi sia rotta la propria volontà come ifcervo ferito ha sete della fonte.

Offrite spesso la vostra volontà in sacrificio a Dio: ne sentirete contento.

Vi paia perso quel giorno

in cui non rompete la vostra volontà e non l’assoggettate a qualcuno per amore di CRISTO obbediente (Lt. 4, 360). Studiate di fare piuttosto la volontà degli altri che la propria (Lt. 1, 110).

 

.

Esperienze personali del Santo

« … il mio riposo è la volontà dolcissima del mio Dio …»

(Lt.1, 157)

BISOGNA SEMPRE AMARE IDDIO … anche quando ci castiga, perché essendo Dio atto purissimo, tutto quello che è in Dio, è Dio stesso. Onde Dio è la stessa giustizia. Sicché, se amia­     mo la sua misericordia quando ci visita, perché non amiamo la sua giustizia quando ci flagella?

In quanto a me, benché potessi fuggire i giusti suoi colpi, di certo non lo farei, volendo vivere in tutto totalmente a Lui sottomesso. Non posso voler altro che quello che vuole il mio Dio.

Ho un grandissimo piacere, quando sento che Iddio fa molte grazie alle anime: ma godo d’essere povero, spogliato dì lumi e di doni celesti, volendo così Iddio. Nulla sono, nulla so, nulla bramo, nulla desidero, nulla voglio in questo mondo nisi Iesum Christum crucifixum… (Proc. 1, 128).

Sono molti anni che nelle povere e fredde mie orazioni esclamo al Signore che mi faccia fare con perfezione la sua ss. VOLONTÀ, di cui vorrei cibarmi sempre in tutti gli eventi. E questo cibo divino, che fu sempre il cibo del dolce Gesù, vorrei prenderlo in silenzio di fede, di nudità e povertà di spirito e digerirlo al caldo del puro e santo amore, senza  curarmi d’altra cognizione. Ho abbandonato tutte le cose — anche quelle spettanti la Congregazione — in questo beneplacito divino, né mi curo di sapere altro, se non di cibarmi ogni momento della sempre dolcissima volontà del mio Dio, sopra la nuda tavola della Croce: a qualunque costo e senza risparmi. (Lt. 1, 149. 326 – 3, 484).

Volete sapere come sto? Sto bene perché così vuole Iddio … ma non rimiro altro che croci! Cammino per vie spaventose, sono in grandi tempeste, sono nell’acqua sino alla gola: acque profonde ed amare. Sto sepolto in un abisso di pantani. Le cose nostre vanno sempre di male in peggio. I miei bisogni sono estremi: i travagli crescono da parte della rabbia dei diavoli come da parte della buona intenzione degli uomini, sferzato dal flagello delle male lingue con infinite calunnie. Mi preparo a tutto: temo di rimanere sotto la soma … Se non sono morto è per grazia misericordiosa di Dio. Tutto spara contro di me: la misera umanità sente i colpi, sebbene procuri che nessuno se ne accorga, né lo sappia. Ho perduto il cibo ed anche il sonno, prendendo il sonno tremante, come chi alla mattina deve essere appeso alla forca … Non vorrei che creatura alcuna si trovasse nello stato in cui mi trovo io. Tutta la mia vita è stata piena di tenebre e più d’una volta più desiderabile la morte che la vita … Ma che per questo? Adoro la volontà di Dio che così dispone! Tutte queste calamità le abbraccio per amore di Gesù Crocifisso. Esultiamo di fare la volontà di Dio per ignem et acquam — per infamiam et bonam famam — et per multas tribulationes! (Lt. 1, 29 – 40 – 46 – 63 – 143 – 327 – 510 – 730 2, 90 – 263).

Patisco volentieri assai tutto ciò che viene dalla mano amorosa del mio Dio. Sì, Signore, questo e anche di più se così piace a voi: merito peggio, per i miei peccati! — Care afflizioni, siate ben venute: voi uscite dalla volontà del mio Dio. — Cari patimenti, vi abbraccio, vi stringo al mio seno: siete gioie che mi manda il mio Signore. Oh cara mano del mio Dio, vi bacio … Sia benedetta quella santa sferza che così graziosamente mi percuote: le vostre sferzate sono le gioie del mio cuore. Bevo amaro e ne godo … (Proc. 3, 313 – Lt. 1, 45 – 54 – 2, 169).

Viva Gesù dei nostri contenti,

che non vuole che PAOLO sia contento! (Lt. 1, 155).

Afflitto ma quieto,

amaro ma sempre lieto,

cieco al parer mio,

così mi vuole Iddio. (Lt. 1, 665).

Tutto va a modo mio, perché tutto va … come vuole Iddio! (Lt. 2, 263).

Piace a me, ciò che piace a Dio (Lt. 3, 827).

In occasione della morte del fratello Ven. P. Gio. Battista confidò:

Certo che ne sento al vivo la pena, ma se il Signore mi dicesse: — Vuoi tu che ti risusciti il fratello? Io lo farò, ma ho più gusto però che sia morto … — Io subito gli risponderei: Signore … altro non voglio che il vostro gusto e perciò lo voglio morto anch’io (Proc. 1, 130).

… prima di entrare in agonia:

«Sì … muoio volontierissimo per fare le volontà di Dio … in penitenza dei miei peccati (Proc. 1, 100 – 3, 495).

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Confortate lo spirito ai piedi dell’Amore Crocifisso

(Lt. 2, 364)

Siate contenti nel costato purissimo di Gesù; non perdete la pace

anche se rovinasse tutto il mondo (Lt. 1, 192).

Dio non vuole che si faccia il bene per forza ma per amore (Lt. 4, 185).

Le austerità praticate senza il sale della discrezione non portano buone conseguenze (Lt. 3, 245).

Il giogo del Signore è soave;

fate dolcemente quello che potete (Lt. 2, 141). Sapeste quanto sono stati dolci e discreti i santi! … (Lt. 1, 675).

Dicevano: — Chi troppo tira, si strappa —. Per veder volare le anime alla perfezione bisogna che Dio dia loro le ali (Lt. 2, 109). Ogni cosa con misura peso e numero (Lt. 1,-736).

«Avevo un bel Gesù Bambino, dipinto, che se ne dormiva

placidamente sopra una croce. Quanto mi piaceva quel simbolo: lo diedi ad un’anima di santa vita perché si avvezzasse  a dormire sulla croce di Gesù con dolce silenzio…». (Lt. 3, 602). 

 

            Non date luogo nel vostro cuore

alle afflizioni e molto meno alle malinconie,

che sono la peste della pace,

ma lasciatele sparire e morire nel fuoco

del santo amore di Dio

e nella perfetta rassegnazione alla sua Volontà (Lt. 3, 380).

Ricordatevi che le opere di Dio sono combattute,

acciò risplenda in esse la divina magnificenza.

Quanto più paiono a terra

allora si vedono sorgere alto (Lt. 1, 86).

Tutte le opere del Signore

o poco o molto

sono per lo più combattute

ora dai diavoli ora dagli uomini,

ora dagli uni e dagli altri insieme.

Non vi sgomentate per le fazioni e le repulse per grandi che possano essere: anzi prendete da esse maggior coraggio (Lt. 3, 502).

Ponete in Dio tutta la vostra fiducia e vivete quieti: perirà piuttosto il mondo

che manchi Dio a chi spera in Lui (Lt. 2, 742).

Torno a ripetervi: bandite la malinconia

dal vostro cuore …

Ancorché cadiate in qualche difetto,

non vi conturbate mai, che sarebbe più male

dello stesso difetto:

umiliatevi a Dio e parlategli con amor filiale (Lt. 1, 40).

Se cadete in difetti, non solamente sette volte,

ma dieci e cento …

non per questo perdete la vostra confidenza in Dio,

ma umiliatevi con dolore amoroso …

e con amore doloroso (Lt. 3, 482).

Qualunque difetto mai deve inquietare, ma bensì umiliare … e poi

continuate avanti con più fervore di prima (Lt. 2, 487).

Le nostre grandi miserie

sono il trono delle grandi misericordie di Dio (Lt. 1, 36).

Chi confida nel Signore mai sarà abbandonato (Lt. 3, 539).

Chi riposa in Lui con umile confidenza

mai sarà ingannato (Lt. 1, 177).

Non dubitate, Dio per sua misericordia

caverà bene da tutto ed uscirete vittoriosi

nella CROCE di Cristo (Lt. 1, 208).

Fate sempre tutto con profonda umiltà, ma con grande filiale confidenza in Dio (Lt. 2, 267).

Quando vi sentite nascere nel cuore della diffidenza per i mancamenti che commettete, sollevatevi a Dio e credete che i vostri mancamenti in confronto della sua bontà sono meno che un filo di stoppa gettato in un mare di fuoco (Proc. 3, 479).

Dio è onnipotente

e può fare in un momento

di un peccatore un grande santo (Lt. 2, 476).

Conservate il cuore tranquillo,

cosa al sommo necessaria!

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Guardatevi molto dell’inferocire lo spirito

con parole dure, acerbe, diffidenti

dentro di sé …

Guardatevi assai:

sono parole di un cuore abbattuto e avvilito (Lt. 3, 302).

Non vi spaventate delle difficoltà, ché Dio —

Bontà infinita —

sarà vostra fortezza, vostro conforto.

Gridate, gridate forte con l’apostolo S. Paolo:

«Tutto posso in Colui che mi dà la forza» (Fil. 4, 13).

Quel Dio che ha fatto santi i Santi, farà santi anche voi.

Dunque, buon cuore! (Lt. 1, 33).

Se prendete tutto dalla mano amorosa di Dio, è certo che tutto vi si cambia in consolazione perché in Dio non c’è pena

ma conforto, gaudio, letizia (Lt. 3, 407).

Baciatela … quella mano!

Anche quando ci flagella è amorosa,

null’altro vuole che il nostro maggior bene (Lt. 3, 218).

Lui è quello che guida la nave, Egli ne è il pilota:

non dubitiamo! (Lt. 1, 319).

Questa è la via corta per acquistare quella pace che nasce dall’amore di Dio (Lt. 1, 769).

Ogni travaglio, ogni persecuzione, ogni amarezza si converte in grande contento, gaudio e pace (Lt. 1, 717).

 

Ci sono delle tentazioni, è vero, ma chi spera nel Signore non crolla: «Ci hai fatti passare per il fuoco e l’acqua, ma poi ci hai dato sollievo» (Ps. 65). Cuore in alto:

Dio ci farà saltare i monti! (Lt. 1, 82). Confidati nel nostro Crocifisso Amore, ci darà vittoria … (Lt. 1, 448).

Nascondetevi nell’inespugnabile fortezza

della divina volontà,

siate certi che né i venti né le tempeste

potranno mai levarvi

la pace e tranquillità di spirito:

cose tanto necessarie per fare il bene (Lt. 3, 260).

Nel servizio di Dio ci vuole coraggio.

Non bisogna trascinare la CROCE!

Ogni cosa per amore di Dio …

Fidatevi di Dio che vinceremo! (Lt. 1, 239).

Ma qual è quel padre

che tenendo un suo tenero figliolo nelle braccia lo lasci cadere a terra e lo getti via?

E se questo si desse, non sarà in Dio. State contenti:

non dubitate, Dio vi tiene! (Proc. 1, 247).

102

103

Non pensate al futuro:

cioè ai guai, pene ed altri eventi

che pone avanti la fantasia,

ma fateli morire in Dio

lasciando a Lui la cura di tutto (Lt. 2, 584).

Fuggite come peste gli scrupoli

che fanno perdere all’anima tesori immensi:

camminate alla buona, fidatevi di Dio …

Non pretendete di acquistare la perfezione

a forza di braccia,

ma fate dolcemente ciò che potete:

quando sarete ben umili, Dio vi darà tutto! (Lt. 1, 418).

Lasciate morire e consumare tutti i vostri timori nel fuoco di Cristo Crocifisso a segno che se foste posti sotto un torchio, non si potesse vedere uscire altro che pace ed amore … sino dalle midolla delle vostre ossa (Lt. 2, 292).

Non è modo giusto di guidare le anime, quello di tenerle sempre avvilite e pusillamini: bisogna far loro animo e coraggio e farle camminare con la confidenza in Dio, altri­menti non faranno mai cammino nella via della perfezione (Proc. 1, 123).

Il balsamo per medicare ogni pena

è la PASSIONE di Gesù (Lt. 1, 685) …

Io non ho altra speranza

che nei meriti e PASSIONE di Gesù (Proc. 3, 198).

Il memoriale della «Sua Passione»

Che grande tesoro è l’Eucaristia

E IL PARADISO IN TERRA!

OH, CHE GRANDE PEGNO … (Proc. 4, 150).

IL POVERO Paolo ha intenzione

che le anime conoscano Dio e brucino del suo amore:

per questo non conosce altra strada

che dar loro spesso il sommo Bene sacramentato

che è fiamma di vita di santo amore (Lt. 1, 213).

Non c’è mezzo di pietà

che unisca più a Dio della ss. Comunione (Lt. 3, 375).

Vorrei che riceveste la Comunione ogni mattina senza lasciarla mai,

per bere al fonte della santità le acque di eterna vita (Lt. 3, 809):

per farvi santi più presto … (Lt. 2, 21).

La maggiore sollecitudine del diavolo è di allontanarvi dalla mensa degli Angeli,

dal ricevere questo cibo di vita eterna dove l’anima diventa terribile ai demoni.

Vi prego e prego molto:

non lasciate la ss. Comunione, non lasciate mai questo cibo … (Lt. 2, 444 – 459).

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Non vi potete comunicare spesso? Ma chi vi tiene che non rubiate Gesù con la fede ed il santo amore

e ve lo portiate sempre nel cuore? (Lt. 3, 360).

Esclamate: Oh, quanta sete, mio Dio …

Lasciatemi bere al vostro costato l’acqua viva del vostro amore …e bevete a sazietà! (Lt. 3, 366). Ritenete perduto quel giorno che lasciate la Comunione senza legittima causa:

lasciate dire chi vuole e non badate a ciarle (Lt. 5, 153).

Non lasciate mai la Messa:

è il tesoro dei tesori (Lt. 3, 191).

Prima di celebrare rivestitevi delle pene di Cristo, portatevi all’altare i bisogni di tutto il mondo (Lt. 3, 189).

Ricordate che il frutto della Messa consiste nell’essere tutto rivestito di Cristo imitandone i suoi divini esempi (Lt. 3, 192).

Soprattutto godo nel Signore

che spesso vi troviate immersi ed inabissati nella Passione di Gesù

e nella fornace del sommo Bene sacramentato: ivi berrete a fiumi di fuoco di santo AMORE i tesori della divina grazia (Lt. 4, 96).

Dice Gesù:

Chi ha sete venga da me e beva … (Jo. 7, 37). Avete sete di farvi santi e di ardere di santo AMORE? Volate dunque ad abbracciare il dolce Sposo sacramentato! (Lt. 1, 342).

Domandate l’ingresso nel suo Cuore divino. Ivi dovete amare quell’infinita Bontà, lodarlo, ringraziarlo di tutto ciò che ha fatto e patito per noi,

massime d’averci dato

la sua ss. vita in cibo (Lt. 5, 29).

Che bella conversazione l’andarsene a stare in compagnia degli Angeli,

avanti al nostro Sacramentato Sposo! Sono amplessi di Paradiso!

Nessuna creatura vi potrà impedire gli abbracci amorosi all’amato Bene Sacramentato,

di cui desidero che siate sempre affamati … innamorati, liquefacendovi tutti d’amore in questo AMORE infinito, che è fuoco di carità (Lt. 1, 26 – 278).

Portatevelo a casa,

proseguite la sua intima unione

con lungo ringraziamento mentale

e fate che il vostro cuore sia un vivo tabernacolo

del dolce Gesù Sacramentato.

Visitatelo spesso dentro di voi (Lt. 3, 390 – 743).

Fate frequenti Comunioni spirituali:

abbracciatevi in ispirito al dolce Gesù Sacramentato.

Portatelo sempre con voi,

fategli dolci affetti d’amore:

ve li insegnerà Lui stesso (Lt. 3, 357).

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Gesù vi insegnerà tutto,massime quando l’avete dentro di voi sacramentato

(Lt. 2, 464).

Uno slancio amoroso verso Gesù Sacramentato,

un vivo desiderio d’averlo nel cuore, –

basta per fare una Comunione spirituale (Lt. 3, 212).

Vicino alla Croce con Maria(Lt. 2, 447)

Spasimate di dolore nel cuore di Gesù Sacramentato

per le irriverenze che riceve

dai cattivi ecclesiastici e religiosi e religiose,

che corrispondono con ingratitudine e sacrilegi

al suo grande amore.

Per riparare a tanti oltraggi

dovete — da anime veramente amanti —

offrirvi vittime tutte incenerite

nel fuoco del santo amore:

ed amarlo, lodarlo e visitarlo spesso

massine in certe ore in cui non c’è nessuno

che gli faccia corte …

Tali visite gli sono più grate …

Oh! quanto avrei da dire

su questa materia … (Lt. 1, 473 – 5, 29).

Nella Comunione vi siete cibati di Gesù, è vero? …

Dopo la Comunione lasciate che Gesù si cibi di voi,

vi trasformi in sé,

bruciandovi di quell’amore che arde nel suo cuore (Lt. 3, 190).

Conunicatevi sempre

come se fosse l’ultima volta … per viatico! (Lt. 4, 716).

Vicino alla Croce con Maria

Inabissatevi spesso

nel grande mare della Passione di Gesù e dei dolori di Maria: se sarete ben umili farete buona pesca! (Lt. 2, 447).

Se si va al CROCIFISSO, c’è la mamma: ove c’è la mamma, v’è il Figlio (Proc. 1, 17).

Andate spesso a pescare

nel mare delle pene di Gesù e dei dolori di Maria, pescherete le gioie delle virtù di Cristo:

l’anima vostra resterà sempre più bella e adorna (Lt. 2, 717).

Il dolore di Maria è come il Mediterraneo: da questo mare si passa

all’oceano sterminato della Passione di Gesù (Proc. 1, 164).

Tutte le vostre pene vi parranno dolci

se le offrirete alla Passione di Gesù e ai dolori di Maria, pensandovi spesso con fede, con amore e gratitudine (Lt. 3, 423).

Non esiste cosa più utile e meritevole quanto la devozione

alla PASSIONE di Gesù e ai DOLORI di Maria SS. (Lt. 2, 52).

Non lasciate di compatire Gesù nel cuore addolorato di Maria e di compatire Maria col cuore addolorato di Gesù. Farete così un misto di amore e di dolore.

Questi due cuori

sono due fornaci di amore, anzi una fornace sola! Buttatevi in questo amoroso oceano di fuoco acciò consumiate tutte le imperfezioni e diventiate un pane mondo

per la mensa del Re della gloria (Lt. 1, 228).

Offrite al Padre

il Cuore preziosissimo del Divin Verbo umanato col tesoro infinito della sua Passione per mezzo di Maria (Lt. 2, 464).

Pregate la Madonna Addolorata

di farvi la grazia di ferirvi il cuore

con acuto dardo di amore:

è la tesoriera delle grazie.

Sua Divina Maestà vuole

che passino tutte per le sue mani (Lt. 1, 350).

Le sue ricchezze sono così tante che solamente quel gran Dio

che l’ha arricchita le conosce (Lt. 1, 349).

Ricorrete a LEI,

gettatevi nelle sue braccia come a Madre di misericordia, poi non v’inquietate, non vi prendete pena:

fidatevi e confidate in LEI           (Lt. 1, 594).

Ricordate che il suo CUORE — dopo il CUORE si Gesù —

è il RE dei cuori,

ha amato ed ama Dio più di tutto il Paradiso assieme,

voglio dire più che tutti gli Angeli e Santi

che sono stati, sono e saranno:

perciò desiderate amare Dio con questo purissimo CUORE,

con l’intenzione di esercitare tutte le virtù

che esercitò Lei stessa,

la Vergine Santa (Lt. 1, 321).

Ripetete spesso:

O Maria, fatemi amare Gesù col vostro cuore! (Lt. 3, 415).

La Madonna prima della sua morte volle visitare quei santi luoghi ove Gesù aveva patito ed era morto. Noi ad imitazione sua dobbiamo fare la VIA CRUCIS (Proc. 1, 258).

Recitate il Rosario e recitatelo con devozione, poiché si parla con la Vergina Santissima (Proc. 1, 245).

Esperienze personali

confidate da Paolo ad una sua figlia spirituale

«Dall’amore verso Gesù, in Paolo non andava disgiunto quello verso la Madre sua santissima. Era come di un figlio tenerissimo. Mi diceva con grande sentimento: “Io sempre l’ho chiamata mamma mia, l’ho sempre invocata nei miei bisogni e sempre ho avuto pronto soccorso”.

Rapiva chi l’ascoltava parlare della Madonna. Si poneva a piangere, si accendeva in volto e si perdeva estatico in Dio … Mi disse che molte volte aveva ricevuto la grazia di vedere la

Madonna, e ciascuna di queste apparizioni produceva nel suo spirito effetti singolari di compunzione e d’amore. Mi diceva: “oh, che soavità, che bellezza: il discorrere dei pregi della Madonna sono cose che non si possono esprimere. Quanto è bella! Quando l’ho veduta, se dopo avessi seguito dal principio e continuassi sino alla fine del mondo a parlare della sua bellezza, nemmeno in parte la potrei esprimere. La mente mi restava sì chiara ed illuminata, ed il cuore sì pieno di giubilo, che non si può ridire. Tante volte, quando sono solo, penso fra me e dico: oh che splendore, oh che bellezza, oh che dolcezza…

Alcuni mesi prima della sua morte, durante una di queste estasi, la Madonna gli disse: “Figlio, chiedimi grazie …” Paolo, tenendo la faccia fino a terra, disse: “La salvezza dell’anima mia”. La Madonna gli rispose: “Paolo … sta sicuro: la grazia è fatta! ” e l’assicurò …la Congregazione va molto bene, si dilaterà molto ed il tuo operare è molto grato a Dio». (Proc. 4, 134/180).

Rosa Calabresi

Al Paradiso ci si va con la Croce

(Lt. 4, 147)

… e perciò portatela volentieri!

Riposatevi dolcemente con lo spirito in compangia di Gesù, a dispetto di tutto l’inferno,

di tutto il mondo e della propria carne (Lt. 4, 147).

Beata quell’anima che porta volentieri

e con allegrezza la CROCE

e si abbandona in Dio

con la sicura speranza

di godere Iddio in eterno in PARADISO (Proc. 3, 78).

Quelli che Dio ha predestinati

ad essere conformi al Divin Figlio nella gloria, li vuole prima predestianti ad essere conformi a Lui nella povertà della CROCE (Lt. 2, 555).

Breve e momentaneo è qui il patire, ma eterno sarà il godere (Lt. 2, 550).

La gloria non si dispensa in PARADISO per i piaceri e divertimenti avuti nel mondo, ma per i patimenti e travagli quivi sofferti per Cristo CROCIFISSO (Proc. 1, 115).

Allegramente!

Ci avviciniamo al PARADISO, dove saranno finiti i travagli; godremo in eterno IDDIO (Lt. 1. 529).

Fatevi coraggio: tutto passa …

in cielo saremo contenti in eterno (Lt. 1, 627).

Tenete il cuore in pace

sempre rivolto al PARADISO (Lt. 1, 101).

Guardate il cielo:

vedete che bel paese è lassù! Quello è per noi. Lassù sono le vere delizie

e i veri piaceri … (Proc. 3, 49/194).

Così … i venti impetuosi delle vicende umane non ci possono scuotere (Lt. 3, 755).

Lasciate il vostro cuore in libertà di aspirare a quella gloria

che per i meriti infiniti di Gesù vi è apparecchiata.

Qui si che bisogna aprirgli tutta la strada

acciò desìderi e sempre più desideri quel bel PARADISO,

dove saremo sempre in eterna festa,

lodando incessamente il nostro sommo Bene,

senza pericolo di perderlo più (Lt. 1, 157).

Sì al PARADISO … al PARADISO …

ad amare il nostro Dio a faccia svelata!

Lassù sì … che si ama perfettamente, come si deve! (Proc. 3, 79).

Che sarà dei nostri cuori,

quando nuoteremo in quell’infinito mare di dolcezza? Che sarà, quando lassù in Cielo

saremo tutti trasformati per amore in Dio

e saremo paghi di quel bene infinito di cui è pago il nostro Dio?

Che sarà quando canteremo in eterno

le divine misericordie, i trionfi dell’Agnello immacolato

e di Maria nostra Madre?

Che sarà quando — senza cessare mai — canteremo quell’eterno trisagio:

SANCTUS, SANCTUS, SANCTUS?      (Lt. 1, 195).

Oh, che gioia quando ci troveremo tutti abissati nell’immensa divinità

e saremo paghi, sazi ed inebriati

di quell’infinito Bene di cui è sazia la Trinità santa: «al torrente delle tue deliziee darai loro da bere» (Ps. 35, 8 Lt. 4, 9).

Quando insieme ai santi

canteremo quel dolcissimo ALLELUIA?

Che sarà mai del nostro cuore, del nostro spirito?

Saremo uniti a Dio

più che non il ferro arroventato al fuoco

che, senza lasciare di essere ferro, pare tutto fuoco.

Così saremo talmente trasformati in Dio, che l’anima sarà tutta divinizzata.

Oh, quando verrà quel giorno? Quando? … Quando?

Quello sarà il giorno del nostro sposalizio,

delle nostre nozze.

L’anima nostra in modo altissimo

si sposerà al caro Gesù e sederà in eterno

a quel celeste banchetto! (Lt. 1, 195).

Le mura si assottigliano,

la povera carcerata se ne volerà libera alla patria che Gesù le ha comperata col suo sangue prezioso.

Nell’uscire però …

bisogna avere una veste color di cenere nella quale sta scritto:

Io sono un puro nulla,

io non sono che un abisso di mali.

Voi solo, mio Dio, siete quello che siete:

da Voi spero ogni mio bene

per i meriti del sangue del mio Gesù.

Iddio, che è TUTTO, ordina che l’anima,

spogliata di quella veste di cenere,

sia vestita con veste da regina,

tinta nel sangue dell’Agnello immacolato

e ricamata delle sue divine virtù …

e, così vestita, viene collocata nella sua reggia

per sedere in eterno alla sua mensa divina (Lt. 1, 195 – 239).

Ma oggi siamo … somarelli

e dobbiamo portare la soma

per i nostri peccati e a forza di bastonate:

la dobbiamo portare fino al termine prefisso …

Allora deporremo la soma ed il nostro PADRONE IDDIO, per i meriti della Passione del suo Divin Figliolo, per l’infinita sua misericordia,

ci ristorerà in eterno … (Proc. 3,77).

Per noi … che pellegriniamo ancora non si dice «requiescat in pace …» perché ciò si dice ai morti.

A noi fatiche … a noi battaglie …

a noi vittorie per trionfare poi in CIELO! (Lt. 3, 632).

Per Paolo … esperienze di Paradiso anticipato …

Nella primavera del 1775, nella sacrestia dei santi Giovan­     ni Paolo a Roma, stavo un giorno discorrendo di cose celesti col P. Paolo.

All’improvviso comparve e si fece vedere — con visione oculare — GESÙ BAMBINO bello, festoso, leggiadro e circon­     dato da rispledentissimi raggi: rapiva al solo mirarlo. Sorpre­     so a questa vista, con impeto grande di riverenza e di amore, quantunque il povero vecchio fosse storpio, da non potersi muovere dalla sedia, si prostrò subito in ginocchio con la faccia a terra, per adorare il santo Bambino. La stessa cosa feci ancor io. Sollevando un poco la testa gli domandammo la benedizione, ed egli si degnò di darla ad ambedue. Intanto il P. Paolo, sopraffatto dalla dolcezza e dalla meraviglia, esclamava: «O bontà, o benignità, o amore … Degnarsi il gran Figlio di Dio, di farsi vedere da un vilissimo verme!» E nello stesso tempo domandava perdono della sua incredulità. Quindi, con lacrime cominciò a dirgli: «Signore, vi domando perdono delle innumerevoli colpe che avrò commesso in tanti anni di predicazione, in tanti sacramenti ricevuti ed ammini­     strati, di tante irriverenze e di tante ingratitudini …» Il santo Bambino rispose: «Paolo … tutto è andato bene e secondo la mia volontà!».

Finalmente Paolo gli espresse il desiderio di stringerselo al seno. Ed anche in questo Gesù lo compiacque, andando tra le sue braccia — come io stessa vidi — e gli strinse le braccia al collo. Con abbondanti lacrime Paolo gli chiese la salvezza dell’anima, ed il santo Bambino rispose: «Questa è tanto certa, quanto è certo che mi tieni nelle braccia …» .

Fu tanta la consolazione che Paolo provò, che per molto tempo restò alienato dai sensi, tutto assorto in Dio (Proc. 4, 167).

Rosa Calabresi

INDICE

 

Presentazione

  1. Paolo della Croce conquistato

Cantico dell’Amore Crocifisso

In viva Fede

Meditate la Passione di Gesù

Essere crocifissi con Cristo

Il clima della croce: cuore in alto!

Il clima della Croce: il silenzio

Il clima della Croce: la povertà

Il clima della Croce: le tenebre

Il clima della croce: la gioia

Nelle malattie… come sulla Croce

Opere di carità… sulla Croce

Al banchetto della Croce: la volontà di Dio

Esperienze personali del Santo

Confortare lo spirito ai piedi del Crocifisso

Il memoriale della sua Passione

Vicino alla Croce con Maria

Al Paradiso per la via della Croce

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